venerdì 25 marzo 2011

IL POPOLO ELETTO DA DIO DISUBBIDISCE CON VIOLENZA

DAL CIELO ALLA TERRA


IL POPOLO ELETTO DA DIO DISUBBIDISCE CON VIOLENZA!
CHIEDIAMO: QUALE È LA DIFFERENZA TRA QUESTO TERRORISMO SIONISTA DEI POTENTI DI ISRAELE ED IL TERRORISMO ISLAMICO DEI POTENTI ARABI?
ANCORA OGGI, MALGRADO L'OFFERTA DI PACE, GIUSTIZIA E REDENZIONE DI GESÙ CRISTO, ILFRATELLO UCCIDE IL FRATELLO. ISACCO E ISMAELE SI ODIANO A MORTE E TRADISCONO IL LORO PADRE ABRAMO.
IDDIO ADONAY POTREBBE INTERVENIRE ANCHE DIRETTAMENTE E CON SEVERA GIUSTIZIA. LE FORZE DELLA NATURA SONO I SUOI ELEMENTI E I POPOLI CHE ABITANO LE TERRE SANTE DEL MEDIO ORIENTE SI RIBELLANO CONTRO I LORO TIRANNI SANGUINARI MANIFESTANDO LA SUA VOLONTÀ.
IL GIORNO E L'ORA DEL GIUDIZIO PER TUTTI I GUERRAFONDAI DEL MONDO SONO PROSSIMI.
PREPARATEVI!
NOI SIAMO PRONTI!
PACE!
DAL CIELO ALLA TERRA
S.Elpidio a Mare (Italia)
22 Marzo 2011. Ore 11:47
Giorgio Bongiovanni
Stigmatizzato


Israele bombarda Gaza e le sue cliniche

Gaza - Ma'an, Pal-Info, InfoPal. 18 feriti, tra cui 8 bambini e 7 donne: è l'ultimo aggiornamento del
tragico bilancio proveniente dalla Striscia di Gaza.

Ieri sera è tornato il terrore tra la popolazione palestinese assediata. L'aviazione israeliana è stata impegnata fino a tarda notte a bombardare numerose aree di Gaza, principalmente a Gaza City e nel nord.
F-16 israeliani hanno bombardato la postazione della polizia intitolata al leader di Hamas assassinato da Israele, 'Abdel 'Aziz ar-Rantisi, ubicata nell'area di at-Tuwam, a nord-ovest di Gaza City.
E' stata colpita anche la clinica medica "Hijaz", struttura ospedaliera già distrutta nel corso della vasta guerra israeliana su Gaza, tra il 2008 e il 2009, "Piombo Fuso", e in seguito ricostruita. Fonti
medico-ospedaliere hanno confermato il bombardamento della clinica e gli ingenti danni riportati dalle strutture nei reparti.
La clinica "Hijaz" fornisce assistenza in diversi settori medici a circa 10mila cittadini palestinesi.
Molto grave il bombardamento sferrato da Israele ad est del quartiere di ash-Shuja'yah, a Gaza City. Qui un garage per le riparazioni di autovetture è andato totalmente in fiamme. Al suo interno vi erano ammassati pneumatici e i due missili qui lanciati dall'aviazione israeliana hanno anche colpito una zona deserta sul retro del cimitero "Khaza'ah". Nessun ferito.
Nella catena di bombardamenti israeliani anche una fabbrica di blocchi di cemento è stata colpita a nord della Striscia di Gaza. Per l'esattezza di tratta di un cantiere situato a Jabal ar-Ra'is (Jabaliya est).
Altri missili sono stati lanciati dagli aerei da guerra israeliana contro Gaza City: nel quartiere di az-Zaytun è stata distrutta una fabbrica metallurgica di proprietà della famiglia ad-Daya. Anche qui, non si sono riportati feriti.
Nel quartiere di at-Tuffaha, ad est di Gaza City, una fabbrica di plastica presso "Jabal as-Surani", nella zona di Sha'ef, è stata bombardata.
A sud della Striscia di Gaza è stata colpita l'area della moschea "'Ebad Rahman", a est di Khan Younes. I due missili qui lanciati hanno fatto temere il peggio perché Khan Younes è una delle zone maggiormente popolate in tutta la Striscia di Gaza. Le abitazioni adiacenti alla moschea, tra cui quella della famiglia an-Najjar, sono state fatte evacuare. Via Jalal, altra arteria stradale particolarmente trafficata, non è tata risparmiata dall'aviazione israeliana.
Adham Abu Salmiyah, portavoce dei servizi medici locali ha fatto sapere che sui 18 feriti finora accertati, 8 sono bambini e 7 donne. Dieci sono stati condotti d'urgenza presso l'ospedale di Gaza, "ash-Shifa" e il resto presso quello di Kamal 'Adwan, a nord. Non ci sarebbero casi critici.
Era intervenuto in pubblico già in seguito alla catena di attacchi e controffensive nel fine settimana scorso, e nelle ultime ore, il portavoce delle brigate al-Qassam, Abu 'Obeidah, ha proposto nuovamente una tregua a Israele, ribadita questa volta in forma scritta.
"Qualora Israele decidesse di fermare gli attacchi contro la Striscia di Gaza, anche la resistenza si fermerà nel lancio di colpi di mortaio verso. In caso contrario, non avremo altra scelta se non rispondere".

Per ulteriori informazioni:

http://www.maannews.net/eng/ViewDetails.aspx?ID=371003
http://www.palestine-info

Tratto da http://www.infopal.it/leggi.php?id=17846 - 22 marzo 2011.

http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/5865-israele-bombarda-gaza-e-le-sue-cliniche.html


MESSAGGIO ALLEGATO:


PALESTINA-ISRAELE. ANNO 2009. LA SPORCA GUERRA DEI FIGLI DI ERODE E DEGLI SCEICCHI ARABI.

SETUN SHENAR E I FRATELLI COMUNICANO:

L’AMORE UNIVERSALE CHE NUTRIAMO PER LA VERITÀ E LA GIUSTIZIA CI IMPONE DI ESPRIMERE CON FORZA E DETERMINAZIONE QUELLO CHE SENTIAMO E CHE IN REALTÀ SAPPIAMO SULLA GRAVISSIMA E IRREVERSIBILE CRISI APOCALITTICA SOCIALE, AMBIENTALE E SPIRITUALE CHE ATTANAGLIA IL VOSTRO MONDO.
VI ABBIAMO DETTO CHE NOI E I NOSTRI MESSAGGERI NON SIAMO PARTIGIANI DELL’OCCIDENTE, NÉ DELL’ORIENTE, NOI CERCHIAMO DI DIFENDERE CON LA NOSTRA VOCE (PER ORA!!) I DIRITTI DELLE POPOLAZIONI INNOCENTI, DEI BAMBINI E DEI SOFFERENTI. SIAMO CIOÈ A FAVORE DI TUTTA QUELLA UMANITÀ DEL PIANETA TERRA CHE HA SETE DI PACE, GIUSTIZIA E AMORE.
TUTTE LE GUERRE (OLTRE 30) CHE SULLA TERRA IN QUESTO MOMENTO SI COMBATTONO SONO INGIUSTE, VILI, ATROCI E VOLUTE, CAUSATE DAL VOLERE DEGLI IMPERI ECONOMICI-MILITARI-RELIGIOSI CHE SI CONTENDONO IL DOMINIO DEL MONDO. QUINDI, PER NOI, SONO TUTTE GRAVI E DA CONDANNARE!
NOI NON FACCIAMO DISCRIMINAZIONE NEL GIUDICARE ANCHE GRAVI, GRAVISSIME QUELLE GUERRE CHE VOI, I VOSTRI MEZZI DI COMUNICAZIONE E I VOSTRI POTENTI CHIAMATE VOLUTAMENTE E CINICAMENTE “DIMENTICATE”.
FATTA QUESTA DOVEROSA PREMESSA DOBBIAMO COMUNQUE SOFFERMARCI E ANALIZZARE BREVEMENTE LA GUERRA IN CORSO IN TERRA DI PALESTINA DOVE IL “FRATELLO UCCIDE IL FRATELLO” . QUESTA GUERRA CRUENTA E ODIOSA RIVESTE ANCHE E SOPRATTUTTO UN SIGNIFICATO SIMBOLICO E SPIRITUALE.
IL MANCATO RAVVEDIMENTO ALL’OFFERTA REDENTRICE CHE IL GENIO SOLARE CRISTO VI HA PROPOSTO, LA DISUBBIDIENZA ALLE LEGGI CHE IL CREATORE SUL MONTE SINAI VI AVEVA INDICATO, TRAMITE IL PROFETA MOSÈ, VI HANNO PORTATO E VI PORTERANNO A CONSEGUENZE ANCORA PEGGIORI DI QUELLE CHE STATE VIVENDO E LA SCINTILLA SCATURISCE PROPRIO DALLA CRISI DEL MEDIORIENTE. CI RIFERIAMO AD UNA PROBABILE TERZA GUERRA MONDIALE.
LA GUERRA IN PALESTINA NON HA IDEALI. LE FAZIONI IN LOTTA, HAMAS, AL FATAH, ESERCITO DI ISRAELE, HEZBOLLAH, E QUANT’ALTRO SONO MERCENARI NELLE MANI DI UOMINI CHE RAPPRESENTANO GLI ISTITUTI ECONOMICI CRIMINALI PIÙ POTENTI DEL MONDO. UNA SPORCA GUERRA DOVE LE VITTIME SONO SOPRATTUTTO I BAMBINI E I CIVILI INERMI CHE VIVONO IN UNA STRISCIA DI TERRA CHE I POTENTI SOPRACCITATI HANNO RESO UN GIRONE INFERNALE. I MALEDETTI MILIARDARI (IN EURO) ISRAELIANI FIGLI DI ERODE E GLI SCEICCHI ARABI CORROTTI SI FANNO LA GUERRA TRA DI LORO PER IL DOMINIO FUTURO DELLE RISORSE DELLA TERRA CHE HANNO IN COMUNE, COMODAMENTE SEDUTI NEI SALOTTI FARAONICI DELLE LORO VILLE, MANDANDO ALLA CARNEFICINA MIGLIAIA DI GIOVANI E ANNIENTANDO CON ARMI SOFISTICATE MIGLIAIA DI VITE UMANE.
ALLORA CARI AMICI DI ISRAELE, COSA VOLETE ANCORA SPERARE DAL DIO-ADONAY DI ABRAMO, ISACCO E GIACOBBE? E VOI! CARI AMICI DI ISMAELE E MAOMETTO, COSA VOLETE SPERARE DA ALLAH? SIA BENEDETTO IL SUO NOME? ED INFINE VOI, I SIGNORI LAICI AMICI DELL’UOMO E DELLA SUA NATURA, COSA VOLETE SPERARE DALLA TERRA CHE REGGE IL COSTRUTTO PLANETARIO DEL MONDO?
NOI, ALIENI, VI DICIAMO: LA LEGGE DI CAUSA ED EFFETTO SARÀ LA VOSTRA CONDANNA E VI RICORDIAMO, ANCORA UNA VOLTA, CHE QUESTO È IL TEMPO CHE IL PADRE ADONAY SI ERA RISERVATO. QUESTO È IL TEMPO DEL PROSSIMO RITORNO SULLA TERRA DEL FIGLIO DELL’UOMO GESÙ-CRISTO, IL MESSIA.
IL RITORNO SULLA TERRA DI ISA PER I FIGLI DI MAOMETTO, IL QUALE AVRÀ IL COMPITO DI INSTAURARE NEL VOSTRO MONDO IL REGNO DI PACE E GIUSTIZIA PROMESSO DAL DIO VIVENTE A TUTTI I PROFETI DI TUTTI I TEMPI!
NOI, CIVILTÀ DI ALTRI PIANETI, SAREMO TESTIMONI, PRESENTI ED OPERANTI IN QUELL’EVENTO MONDIALE DURANTE IL QUALE, PER LA PRIMA VOLTA NELLA STORIA DELL’UMANITÀ, IL CIELO SCENDERÀ SULLA TERRA CON TUTTO IL SUO REGNO ED IL SUO ONNIPOTENTE E SUPREMO MONARCA.
PACE SULLA TERRA!
SETUN SHENAR E I FRATELLI DELLA LUCE SALUTANO
TRAMITE GIORGIO BONGIOVANNI
STIGMATIZZATO.
S. Elpidio a Mare (Italia)
5 gennaio 2009. Ore 19:51

REPETITA JUVANT

POTETE VEDERE RAFFIGURATA IN QUESTA TERRIBILE IMMAGINE LA BESTIA, IL DEMONIO, CHE HA CONDIZIONATO LA SCIENZA SENZA COSCIENZA. L'ATOMO PRIMORDIALE, L'ATOMO DI IDROGENO CHE VEDETE IMPRESSO SU QUESTA TORRE È DIVENUTO UNO STRUMENTO DISTRUTTIVO. GENERATO DAL PADRE CREATORE PER CREARE LA VITA VIENE UTILIZZATO DALLA FOLLIA DELL'UOMO PER DISTRUGGERLA CON LE MORTALI ENERGIE ATOMICHE. L'IMMAGINE RAPPRESENTA CIÒ CHE ACCADRÀ NEL FUTURO, ANZI PER MEGLIO DIRE, L'INIZIO DI CIÒ CHE GIÀ STA ACCADENDO CHE COVA ORAMAI DA CENTINAIA DI ANNI. LA RELIGIONE ISLAMICA, LA RELIGIONE EBRAICA E IL CRISTIANESIMO, I TRE FRATELLI, SI ODIANO, SI DIVIDONO, SI UCCIDONO TRA DI LORO. UNA GUERRA SI SCATENERÀ TRA ISRAELE E I PAESI ARABI, VISIBILE SULLA IMMAGINE DELLA MEZZA LUNA SIMBOLO DELLA RELIGIONE ISLAMICA, E SULLA IMMAGINE DELLA STELLA DI DAVID, SIMBOLO DELLA RELIGIONE EBRAICA, LE MACERIE DI PAESI DISTRUTTI DAL CONFLITTO, SULLA CROCE, SIMBOLO DELLA RELIGIONE CRISTIANA, SCORRE IL SANGUE DEI SUOI MARTIRI. LA RELIGIONE CRISTIANA CHIAMATA AD INTERMEDIARE PER LA PACE TRA I DUE FRATELLI VIENE ANCH'ESSA SCONFITTA , ACCECATA DAL DESIDERIO DI POTERE. TUTTO CIÒ È, IN PARTE, ACCADUTO NEI SECOLI SCORSI E LA PARTE FINALE ACCADRÀ A PARTIRE DALL'ANNO 2008.

TRATTO DAL MESSAGGIO “IMMAGINI PARLANTI” DEL 27 GENNAIO 2007.


ISRAELE BOMBARDA A PIOGGIA GAZA CON FOSFORO BIANCO
di Sheera Frenkel e Michael Evans
[dal Times, 5 gennaio 2009]

Esistono elementi che inducono a sostenere che ieri, 4 gennaio 2009, Israele abbia utilizzato fosforo bianco per coprire il suo attacco nella popolatissima Striscia di Gaza. Questo tipo di arma, utilizzata anche dalle forze britanniche e statunitensi in Iraq, è capace di causare orripilanti incendi, ma risulta non illegale se utilizzata come copertura schermante.
Con l’avanzata dell’esercito israeliano verso la periferia di Gaza City, mentre il pedaggio di morte pagato dai palestinesi saliva oltre le 500 vittime, le suddette bombe al fosforo sarebbero state viste esplodere, rilasciando tentacoli di fitto fumo bianco per coprire i movimenti delle truppe. “Queste esplosioni sono fantastiche, producono un’enorme quantità di fumo che acceca il nemico, così che le forze militari possano avanzare” ha dichiarato un esperto israeliano per la sicurezza. Masse incendiarie di fosforo causano danni severi a chiunque sia nel raggio dell’esplosione e costringono possibili cecchini o addetti a trappole esplosive a ritirarsi. Israele aveva ammesso l’utilizzo di fosforo bianco nel corso della sua campagna militare contro il Libano, nel 2006.
L’uso di quest’arma nella Striscia di Gaza, una delle aree più popolate di tutto il pianeta, con tutta probabilità solleverà ancora maggiori proteste circa l’offensiva condotta da Israele, che finora ha causato più di 2.300 feriti tra i palestinesi.
Il Trattato di Ginevra del 1980 istituisce come norma internazionale il divieto dell’utilizzo del fosforo bianco in aree abitate da civili, ma non esiste un’interdizione della normativa internazionale a riguardo dell’uso del fosforo bianco come copertura schermante o mezzo di illuminazione del bersaglio. Tuttavia, Charles Heyman, esperto militare ed ex maggiore dell’esercito britannico, ha dichiarato: “Se il fosforo bianco è stato fatto esplodere laddove si trovava una folla di civili, qualcuno dovrà prima o poi risponderne alla Corte dell’Aia. Il fosforo bianco è anche un’arma terroristica. Le bolle di fosforo che cadono sul terreno dopo l’esplosione bruciano al solo contatto con la pelle”.
I responsabili militari israeliani la scorsa notte hanno negato l’utilizzo di fosforo, ma hanno rifiutato di di precisare cosa sia stato impiegato: “Israele utilizza munizioni che sono permesse dalla legislazione internazionale” ha dichiarato il capitano Ishai David, portavoce delle Forze di Difesa israeliane. “Stiamo andando avanti con la seconda fase dell’operazione, facendo entrare truppe nella triscia di Gaza per sistemare le aree da cui i missili sono stati lanciati verso Israele”.
Le perdite civili, nelle prime 24 ore dell’offensiva di terra – lanciata dopo una settimana di bombardamenti dal cielo, dai territori confinanti e dal mare –, contano perlomeno 64 morti. Tra queste vittime ci sono i cinque membri di una famiglia, ammazzati da un proiettile sparato da un tank israeliano contro l’auto in cui si trovavano, e un paramedico che è stato ucciso quando la sua ambulanza è stata fatta esplodere sempre da un tank. Medici di Gaza City testimoniano della presenza di numerosi bambini e donne tra i morti e i feriti.
L’esercito israeliano conta anch’esso il suo primo morto, un soldato colpito dal fuoco di un mortaio. Più di trenta soldati sono stati feriti da mortai, mine e fuoco di tiratori.

Fosforo bianco: lo schermo di fumo chimico che può bruciare le ossa

- Il fosforo bianco, se esposto all’ossigeno, brucia con un’intensa fiammata gialla, producendo denso fumo bianco.
- Viene usato per creare uno schermo di fumo per copertura oppure come strumento incendiario, ma può anche essere impiegato come composto incendiario anti-uomo che causa ferite potenzialmente fatali.
- Le ustioni da fosforo sono comunque sempre almeno di secondo o terzo grado, poiché le particelle non smettono di bruciare al contatto con la pelle, finché non si sono esaurite del tutto, e non è inusuale che esse raggiungano le ossa.
- I Trattati di Ginevra vietano l’uso di fosforo come arma di offesa contro civili, ma il suo uso come schermatura fumogena non è proibito dalla legislazione internazionale.
- Israele ha già usato fosforo bianco durante la sua guerra contro il Libano nel 2006.
- Il fosforo bianco è stato utilizzato frequentemente dalle forze britanniche e statunitensi in recenti conflitti, soprattutto durante l’invasione dell’Iraq nel 2003. Il suo utilizzo ha sollevato violentissime critiche.
- Il fosforo bianco viene detto in gergo militare “Willy Pete”, nome che data dalla Prima guerra mondiale. E’ stato utilizzato comunemente all’epoca del Vietnam.
Fonte: www.carmillaonline.com
Link: http://www.carmillaonline.com/archives/2009/01/002895.html#002895
5.01.2009

Un Inno alla fratellanza e all'amore universale che Giorgio Bongiovanni dedica ai suoi fratelli in Cristo

DAL CIELO ALLA TERRA


AI MIEI FRATELLI IN CRISTO.
L'AMORE CHE MUOVE I MONDI E LE STELLE.
L'AMORE CHE ACCAREZZA L'ANIMA E ADORA LO SPIRITO.
L'AMORE FRATERNO, PATERNO, CONIUGALE. L'AMORE UNIVERSALE.
QUESTO SARÀ IL SENTIMENTO INSOPPRIMIBILE CHE UNIRÀ IL VOSTRO MONDO SOTTO LE ALI DELLA GRANDE AQUILA DELLA FRATELLANZA UNIVERSALE.
AMICO, FRATELLO, SORELLA, PADRE, MADRE, FIGLIO. TUTTI ALL'UNISONO, PARGOLETTI DELLA MADRE TERRA E DEL PADRE SOLE.
TUTTI FIGLI DI DIO E PARTE DELLA GRANDE FAMIGLIA CHE COMPONE IL CREATO. PER CRESCERE E VOLARE VERSO LE ALTE DIMENSIONI DELLO SPIRITO PLANETARIO, UNIVERSALE E COSMICO. PER ESSERE UNA LAGRIMA DI DIO CHE SCIVOLA NELL'UNIVERSO SFIORANDO GLI SPAZI SIDERALI, PER GIUNGERE AL CUORE DEL CREATORE ED EMOZIONARE IL SUO SPIRITO.
PER CONTINUARE A CREARE!
AD AMARE! AMARE! AMARE!

VOSTRO IN ETERNO
GIORGIO

S. Elpidio a Mare (Italia)
22 marzo 2011

PROSSIMI CONVEGNI DI PIER GIORGIO CARIA‏

Sabato 26 marzo 2011

Pier Giorgio Caria parteciperà alla tavola rotonda dal tema:

"Ufo e Scienza: un dibattito senza pregiudizi"

organizzato dal CUN di Trieste

presso la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni

a Trieste in Via G.B.Monfalcon n. 6 (zona Campanelle)

Orario 9 –12 e 15—19

Saranno presenti:

On. Falco Accame, presidente della commissione difesa nel corso dei suoi mandati parlamentari, attualmente presidente della Ana-Vafaf e dell’Osservatorio Parlamentare per lo studio

del fenomeno U.F.O.;

Dott. Roberto Pinotti, Segretario Generale Centro Ufologico Nazionale;

Vladimiro Bibolotti,, Presidente Centro Ufologico Nazionale;

Colonnello Roberto Doz, Ass.Ufo Piloti (aeronautica);

Mons. Prof. Ettore Carlo Malnati;

Dott. Boris Caris (psicologo);

Prof. Fulvio Mancinelli, presidente del Circolo Culturale Astrofili Trieste;

Pier Giorgio Caria, ricercatore - documentarista

Moderatore: Cristina Rossi, giornalista



Ulteriori informazioni: cell. 3474867118 – tel. 040 765617



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Domenica 27 marzo 2011, alle ore 11,15,

Pier Giorgio Caria presenterà:

“Dai Maya e dagli spazi celesti messaggi di elevata spiritualità e di grande amore”

nell'ambito del 10° CONVEGNO SUL TEMA

“Per portare il grigio giorno in luce d’amore…”

Esperienza Scienza e Fede

presso:

"Il Cenacolo, fondazione Proverbo”

Via del Casone, 4

Calambrone, Tirrenia (PI)



Per informazioni: Sig.ra Adriana Rindi: 339-7718585



www.casagrandeilnespolo.it




Maria Josè
Redazione Internazionale/Redacciòn Internacional
www.giorgiobongiovanni.it

DI RITORNO A CIUDAD DEL ESTE

Martedì 15 marzo 2011, siamo partiti dalla città di Caaguazú insieme a Jorge Figueredo per raggiungere Ciudad del Este; una città del Paraguay, capitale del Dipartimento Alto Paraná, che si trova a 327 km dalla capitale, Asuncion. È la seconda città del Paraguay con i suoi 340.000 abitanti ed è molto sviluppata economicamente. è la terza area di scambio libero nel mondo, dopo Miami e Hong Kong. L'economia della città, come l'economia del Paraguay, dipende molto dal commercio con il Brasile; una città dove la mafia regna sovrana. È famosa per la ricettazione di auto rubate nei centri urbani, come Buenos Aires, che vengono vendute poi in Paraguay e Bolivia. La principale attività criminale si basa sulla contraffazione e il contrabbando di merci varie (sigarette, strumenti elettronici, droga e armi).
Tutte queste attività svolte nella Triplice Frontiera comportano un danno economico considerevole, inoltre sono nate anche attività a scopo terroristico.

La rilevanza di questo commercio illegale non dipende soltanto dalle considerevoli somme di denaro in gioco che sfuggono al fisco e rappresentano meno introiti per le ditte il cui marchio viene falsificato, ma queste somme di denaro vengono utilizzate anche nella logistica di delitti ben più pericolosi e complessi come il narcotraffico, finanziamento del terrorismo e del crimine organizzato. Durante la guerra in Afghanistan, nel 2002, un giornalista nordamericano trovò dei poster turistici delle cascate di Iguazù in abitazioni utilizzate come nascondiglio dai talebani.

La nostra prima tappa in questa città è stata la visita di Radio Itapiru AM 660, radio molto ascoltata, dove si è svolta un'intervista di olre 40 minuti con il direttore del Programma "Mano a Mano" Flaviano Diaz e il giornalista Héctor Diaz. Sono state presentate le attività dell'Associazione "Dal Cielo alla Tierra" che collabora nella diffusione dell'opera, la Missione e il Messaggio dello Stigmatizzato Giorgio Bongiovanni, collegando il tutto con le ultime catastrofi naturali.

Al termine la stima reciproca per l'impegno nella divulgazione dei messaggi e di informazioni che normalmente vengono taciute ha dato forma ad un progetto settimanale per divulgare, tramite la radio, dei temi più importanti.
Da li arriviamo a Canal 8 della SNT di Asunción. Ci ha accolto il conduttore del programma "Buen Día", Luis Carlos Gavilán per un'intervista dal vivo di circa 15 minuti accompagnata da immagini e video.

Durante una breve pausa per il pranzo al ristorante una persona ci ha riconosciuto perchè poco prima aveva seguito il programma. Un segno di conforto e di conferma della buona riuscita del programma.

Un'altra intervista si è svolta a Radio Concierto con Susana Ibañez Rojas, giornalista di vecchia data, una delle prime donne a condurre telegiornali alla SNT. La sua preocupazione maggiore riguardava il Giappone e la fuga di radiazioni e relative conseguenze. L'intervista è stata molto piacevole, anche perchè Susana conosce la nostra Associazione, le nostre attività e Giorgio Bongiovanni. Ha letto tutto il libro su Giorgio, è ben informata della presenza extraterrestre, e ci ha raccontato della sua esperienza con un oggetto non identificato. L'intervista è durata 50 minuti nella quale ha partecipato anche Jorge Figueredo.

Alla fine non avendo un luogo di ristoro e riposo abbiamo deciso di recarci a tale proposito alla stazione degli autobus, perché alle 18:45, circa tre ore dopo, avremmo avuto il successivo colloquio. Mentre ci trovavamo lì abbiamo visto la situazione disagiata dei nostri fratelli indigeni, circa 5 o 6 famiglie con i bambini abbandonati a se stessi, che vivono in tende di plastica e vagano alla ricerca di cibo e di aiuto. Abbiamo condiviso un po’ del nostro pranzo con quei bambini che facevano finta di custodire le macchine in cambio di qualche moneta, uno di loro mi ha chiesto qualcosa per mangiare, “pregherò perché tu abbia fortuna, io non rubo e non mi comporto male”. Con il dolore nell’anima abbiamo lasciato questo posto impotenti di non poter fare niente per loro, solo chiedere al Padre che la Sua pronta giustizia sia istaurata sulla Terra

Alle 18:15 abbiamo raggiunto Canal 48 Paraná accolti a braccia aperte dal nostro amico Luis Dávalos direttore del canale, felice di riabbracciare finalmente Jorge Figueredo, con il quale ha condiviso gli studi universitari e le lotte contro la corruzione del potere.

Ci è stata presentata la conduttrice del prgramma "Hechos-El Noticiero" Heidi Rodríguez. L'intervista supportata da immagini è durata 15 minuti. Al termine il Direttore Luis Dávalos rigraziandoci, ha espresso la sua disponibilità per organizzare altre interviste.

I temi trattati
Il centro di tutte le interviste è stato: “Eventi mondiali, guerre e rumor di guerre, inondazioni e terremoti che fanno parte del compimento delle profezie. Profezie che sono anche intimamente legate alla Seconda Venuta sulla terra del Figlio di Dio vivente Gesù Cristo con potenza e gloria sulle nubi del cielo per giudicare gli uomini secondo le loro opere e per stabilire definitivamente il Regno promesso di Dio sulla Terra. L'azione dell'Anticristo come un generatore di dolore e sofferenza per l'umanità lacerata dal sapere la verità ed essere libera, ma libera della verità per la congiura del silenzio e le menzogne architettato per l'umanità". Inoltre è stato letto l’ultimo messaggio ricevuto da Giorgio Bongiovanni: “Il compimento delle profezie”.

Alla fine della giornata con il ritorno nelle nostre case, ringraziamo il cielo, per la possibilità di trovare aperte le porte dei media che ci consentono di avvisare i nostri fratelli a stare molto attenti perché la natura parla agli uomini ma loro non vogliono ascoltare e continuano a camminare senza essere consapevoli della gravità degli eventi. La Madre Celeste chiama al pentimento i propri figli prima che sia troppo tardi, perché poi sarà suo figlio Gesù, quando si presenterà pubblicamente all'umanità, a giudicare.

Visita a Luque 13 Marzo 2011.
Luque è una città lontana da Asunción 20 km. Il nostro fratello Jorge González, ci invita a partecipare ad una riunione tra famigliari, vicini di casa e alcuni amici. Il 13 marzo ci siamo presentati a casa sua per condividere il video sulla vita e l'opera di Giorgio Bongiovanni e i Messaggi Segreti della Madonna ai quali sono seguite molte domande da parte dei presenti.

Visita a San Roque González 12 marzo 2011
Una sorella che si chiama Mercedes ci ha raccontanto di aver fatto un sogno molto particolare. Ha visto la terra devastata da grandi disastri naturali e camminando nel buio totale, accompagnata da un Essere, raggiunge e prende per mano dei bambini accompagnandoli nell'unico posto luminoso scoprendo poi essere la nostra arca.
Al risveglio ha percepito chiaramente l'avviso al quale dobbiamo rispondere organizzando conferenze per divulgare il messaggio dal Cielo alla Terra.


E così il 12 marzo raggiungiamo la casa dei suoceri, un luogo immerso nel verde, con un bel bosco. Ci hanno accompagnato Felix con il suo camion ed il marito di Mercedes, Eduardo.
Siamo stati accolti e ospitati con molte attenzioni e alle 21:00 abbiamo iniziato la nostra conferenza.
Dopo una breve presentazione sulle attività dell'Associazione, è stato proiettato il video sulla vita di Giorgio Bongiovanni e "I Messaggi Segreti della Madonna". I presenti hanno osservato con attenzione e rispetto ponendo domande, chiarimenti e al termine è stato letto il messaggio "Il Compimento delle Profezie."
Prima di andarsene tutti i presenti hanno espresso il desiderio di organizzare un'altra conferenza per far si che il messaggio arrivi a molte altre persone.
Siamo ripartiti con la felicità nel cuore per aver apportato un piccolo aiuto all'opera del nostro amato Giorgio.

Visita a Yhú 18 Febbraio 2011.
Il desiderio del sindaco di Yhu di risvegliare più anime possibile nel suo paese, ha reso possibile un ulteriore incontro alla Casa della Cultura.
È stato presentato il video "I Messaggi Segreti della Madonna" ad un pubblico di 30 persone. Purtroppo nel momento della preparazione e l'inizio della presentazione il maltempo ha rovinato tutti i nostri progetti. Al termine, i presenti erano desiderosi di ricevere informazioni e chiarimenti ma non è stato possibile continuare perché il tempo iniziava a peggiorare.
Così alle 23:00 sotto una pioggia battente, con il furgone di Jorge Figueredo abbiamo cercato di raggiungere Caaguazù, distante circa 60 km. Sono sorti diversi problemi a causa della strada sabbiosa e camion bloccati, ma con il nostro mezzo 4 x 54 siamo arrivati finalmente a destinazione. Nella stazione dei pulman ci siamo salutati e io ho proseguito per Asuncion.
Con profondo amore fraterno al servizio di Colui che viene nel nome del Signore per annunciare il ritorno di Cristo, la voce che grida nel deserto.

Omar Cristaldo
Asunción-Paraguay
16 de Marzo del 2011. 13:06 hs.

martedì 22 marzo 2011

Messaggio delle Potenze Celesti tramite Giorgio Bongiovanni riguardo la guerra che è scoppiata nel Mediterraneo e che interessa anche il nostro paese




L’ULTIMA GUERRA?

PRENDETE ATTO DEI NOSTRI REITERATI AVVERTIMENTI!
VI ABBIAMO DETTO PIÙ VOLTE CHE L’INGANNO È PEGGIORE DEL TRADIMENTO.
LE NUMEROSE GUERRE CHE SI SVOLGONO NEL VOSTRO MONDO, COMPRESA L’ULTIMA APPENA INIZIATA NEL MEDITTERRANEO CONTRO LA LIBIA, HANNO MOTIVAZIONI NETTAMENTE CONTRARIE A QUELLE CHE I POTENTI DIVULGANO ALL’OPINIONE PUBBLICA. NON SONO GUERRE PER LIBERARE E PACIFICARE MA GUERRE DI CONQUISTA E DI SOPRAFFAZIONE.
I DITTATORI SANGUINARI COME MUAMMAR GHEDDAFI SONO STATI ARMATI DAGLI ATTUALI AGGRESSORI, SONO STATI ALIMENTATI DALLE STESSE NAZIONI CHE ORA LO AGGREDISCONO.
QUESTA È LA VERITÀ.
L’APOCALISSE È INIZIATA, ANCHE QUESTA È LA VERITÀ.
ADESSO ASPETTATEVI DA QUI A NON MOLTO TEMPO IL RITORNO DI COLUI CHE DISSE:
“Non vi lascerò orfani, tornerò in mezzo a voi…” (Gv 14,18)
“Allora si vedrà il figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (Mc 13,26).
PACE!

DAL CIELO ALLA TERRA

Sant’Elpidio a Mare (Italia)
20 marzo 2011. Ore 12:38
Giorgio Bongiovanni
Stigmatizzato




GUERRA NEL MEDITERRANEO

Esplosioni nella capitale, il raiss reagisce con i cannoni anti-aerei «Per l'Occidente sarà l'inferno».
Cina e Russia condannano i raid
Muammar Gheddafi ha fatto sentire la sua voce, mentre stamani riprendevano i raid aerei contro la Libia e il capo dei militari Usa dichiarava che la no fly zone è stata «imposta».
Nella sua prima manifestazione dall’inizio dell’attacco della coalizione il rais ha promesso ai nemici, paragonati ai nazisti, «l’inferno» di una «lunga guerra» che alla fine sarà vinta dalla Libia, perchè la Libia è «alla testa dei popoli in rivolta». Dunque, occidentali, «pensateci».
Stamani i raid, che erano cessati verso l’alba, sono ripresi intorno alle 11 ora italiana. Fra i vari attacchi, tre bombardieri invisibili (stealth) hanno colpito con 40 bombe una base aera libica, secondo la tv americana Cbs. A mezzogiorno (in Italia) il capo di stato maggiore Usa, ammiraglio Mullen dichiarava: la no fly zone «è stata effettivamente imposta sui cieli libici» e che la contraerea libica è stata «resa inoffensiva».
Breve, violento e infuocato il discorso del rais, un messaggio in audio in diretta dalla tv libica e ritrasmesso in tutto il mondo. Un messaggio che chiama i popoli alla rivolta e pieno di minacce per gli occidentali, definiti «barbari, terroristi, mostri, criminali», il cui unico scopo è di «appropriarsi del nostro petrolio». «Avete attaccato il civile popolo libico che non vi aveva fatto nulla», ha detto. Ma il terreno libico, ha detto il rais nella sua sfuriata audio, diventerà «l’inferno» per i suoi attaccanti.
Gheddafi ha detto che i depositi di armi sono aperti, che i libici si stanno armando. «Vi combatteremo», ha assicurato, e «sarà una guerra lunga», combattuta su «un fronte vasto, su un terreno troppo vasto» per gli attaccanti, da persone «pronte a morire da martiri». «Voi (occidentali) volete il nostro petrolio, ma la nostra terra ci è stata data da Dio. Noi non la lasceremo a voi francesi, americani o britannici e continueremo la guerra per liberarla...Noi siamo oppressi e colui che è oppresso vincerà, mentre coloro che opprimono saranno sconfitti», ha detto mentre la tv di stato libica mostrava un fermo immagine sul monumento del pugno che distrugge l’aereo americano, eretto nella casa di Gheddafi distrutta nel raid Usa del 1986.
Gheddafi, ricordando che il popolo libico ha «già sconfitto gli italiani» colonizzatori, ha rimarcato che gli occidentali, non imparano mai le lezioni del passato: «L’attacco alla Libia è una nuova crociata contro l’Islam, ma sarete sconfitti, come già siete stati sconfitti in Iraq e in Somalia, come vi ha sconfitto Bin Laden» e come «siete stati sconfitti nel Vietnam». Quindi l’invito agli attaccanti: «Chiudetevi nelle vostre basi» e «pensateci bene». Poi il Colonnello ha chiamato a raccolta tutti i popoli «oppressi», rivendicando a sè la primogenitura, in largo anticipo, della rivoluzione dei popoli, delle ribellioni nel mondo arabo: «I popoli sono in ribellione dappertutto, anche nel Golfo Persico, e noi, il popolo libico della Jamahiriya, siamo alla testa della rivoluzione».
Intanto cresce la paura per gli stranieri presenti in Libia. L’equipaggio di un rimorchiatore d’altura italiano è stato trattenuto nel porto di Tripoli da uomini armati: a bordo, secondo quanto appreso dall’ANSA, otto italiani, due indiani e un ucraino. I fatti, secondo le scarne informazioni disponibili, si sono verificati ieri pomeriggio, verso le 17 di ieri, dunque poco prima dell’attacco dei caccia francesi alla Libia. Il rimorchiatore stava sbarcando a Tripoli dei lavoratori libici della Noc, la società petrolifera libica, quando alcuni uomini armati, tra cui uno che si sarebbe qualificato come il comandante del porto, hanno fermato l’equipaggio, impedendo alla nave di ripartire. Gli italiani e gli altri si troverebbero tuttora a bordo.
Il rimorchiatore d’altura è della società Augusta Offshore spa di Napoli, una società fondata nel 1986 e specializzata nel servizio di assistenza alle piattaforme petrolifere e in attività di esplorazione e produzione. La sede principale è a Napoli, dove è distaccato il dipartimento commerciale e tecnico: inoltre, la società ha basi operative in Italia a Siracusa, in Egitto al Cairo, in Brasile a Rio De Janeiro e Macaè. Negli uffici napoletani, off limits al momento per i giornalisti, si è insediata una task force di dipendenti impegnata a seguire gli sviluppi della situazione. Il personale è in costante contatto con l’ad della compagnia, Mario Mattioli, che è anche presidente nazionale di Assorimorchiatori. L’Unità di Crisi della Farnesina sta seguendo con attenzione la situazione.
Il ministero degli Esteri, secondo quanto si apprende, è in contatto in queste ore con la società armatrice ma la situazione rimane ancora «fluida» e si ritiene «prematura» per il momento ogni valutazione. L’Asso 22 due anni fa sali all’onore delle cronache per una importante operazione di soccorso di immigrati di cui fu protagonista: era il marzo del 2009 quando il rimorchiatore riuscì a mettere in salvo oltre 350 migranti al largo delle coste libiche. In quel periodo il rimorchiatore, lungo 75 metri, stava assistendo tre piattaforme petrolifere al largo della Libia quando incrociò una carretta del mare in difficoltà carica di migranti che fu agganciata e rimorchiata fino al porto di Tripoli. In seguito al quell’operazione la Cgil Campania chiese che all’equipaggio del rimorchiatore fosse conferita la medaglia al valor civile.
20/03/2011 LA STAMPA

Libia: continua l’attacco, anche gli Usa bombardano

Continua il raid militare sulla Libia dopo che ieri la Francia aveva aperto il conflitto con l’invio dei jet. Oggi gli Usa hanno bombardato Tripoli fino all’alba dopo aver sganciato dagli Stealth (gli aerei invisibili ai radar) circa 40 bombe che hanno colpito una base aerea.
L’operazione militare della coalizione internazionale “Odyssey Dawn” continua così con il susseguirsi di attacchi aerei e marittimi sulle coste della Libia.

Un aeroporto libico è stato attaccato da bombardieri stealth B-2 Spirit, aerei Usa invisibili ai radar. Secondo la stampa inglese, tra gli obiettivi colpiti nei primi raid di “Odyssey Dawn” ci sarebbe anche un aeroporto vicino a Tripoli usato per i voli dei fedelissimi del regime, preso di mira per impedire agli uomini di Gheddafi di fuggire.
In queste ore i bombardamenti hanno lo scopo di costringere il leader libico Muammar Gheddafi a cessare il fuoco e colpire quanti più obiettivi militari possibili.
Intanto sia a Bengasi che a Tripoli i bombardamenti sono stati sospesi perché roccaforte dei ribelli al regime del Raìs ed i residenti stanno pian piano tornando nelle loro abitazioni.
Il ministro degli Esteri libico ha fatto sapere che il regime considera “nulla” la Risoluzione Onu n° 1973 che impone la no fly zone sulla Libia e chiede una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
A cura di Francescochristian Schembri

Così la comunità internazionale crea Stati figli e figliastri
di Massimo Fini

L’Onu ha autorizzato i raid aerei sulla Libia. Francia e Gran Bretagna sono già pronte a far intervenire i loro caccia perché abbattano quelli di Gheddafi che bombardano i rivoltosi libici, e non è escluso che l'Italia metta a disposizione della Nato le sue basi aeree. Non è una dichiarazione di guerra alla Libia, non sia mai, oggi ci si vergogna di fare la guerra e si preferisce chiamarla "operazione di peace keeping" a difesa dei "diritti umani".
Salta definitivamente il principio internazionale di "non ingerenza militare negli affari interni di uno Stato sovrano" insieme al diritto di Autodeterminazione dei popoli sancito a Helsinki nel 1975 e sottoscritto da quasi tutti i Paesi del mondo, compresi quelli che stanno per intervenire in Libia. Qui siamo in una situazione diversa dagli interventi in Iraq nel 1990 e nel 2003 e in Afghanistan nel 2001. Nel primo conflitto del Golfo, l'Iraq aveva aggredito il Kuwait, uno   Stato sovrano, sia pur fasullo creato nel 1960, esclusivamente per gli interessi petroliferi degli Stati Uniti. L'intervento quindi era legittimo, anche se il modo con cui fu condotta quella guerra fu bestiale perché gli americani, pur di non affrontare fin da subito, sul terreno, l'imbelle esercito iracheno (che era stato battuto perfino dai curdi, in quel caso Saddam fu salvato dalla Turchia il grande alleato Usa nella regione) e correre il rischio di perdere qualche soldato, bombardarono per tre mesi le principali città irachene facendo 160mila morti civili, fra cui 32.195 bambini (dati del Pentagono). Nel 2003 c'era il pretesto delle "armi di distruzione di massa". Si scoprì poi che queste armi, che Stati Uniti, Urss e Francia gli avevano fornito, Saddam non le aveva più, ma intanto gli americani hanno ridotto l'Iraq a un loro protettorato dove è in corso una feroce guerra civile fra sciiti e sunniti che provoca decine e a volte   centinaia di morti quasi ogni giorno tanto che in Occidente non se ne dà più notizia. In Afghanistan si voleva prendere Bin Laden, ma dopo dieci anni la Nato è ancora lì e occupa quel Paese, avendo provocato, direttamente o indirettamente, 60mila morti civili (e nessun Consiglio di sicurezza si è mai sognato di imporre una "no fly zone" ai caccia americani che, per battere gli insorti, bombardano a tappeto cittadine e villaggi facendo ogni volta decine di vittime civili, come sta facendo Gheddafi in Libia). La situazione è invece identica all'intervento Nato in Serbia dove, all'interno di uno Stato sovrano, c'era un conflitto fra Belgrado e gli indipendentisti albanesi, foraggiati dagli americani, del Kosovo che della Serbia faceva parte.   Noi, che non abbiamo baciato la mano a Gheddafi, che non abbiamo permesso ai suoi cavalli berberi di esibirsi alla caserma Salvo d'Acquisto e al dittatore di volteggiare liberamente per Roma avendo al seguito 500 troie, e che parteggiamo per i rivolto-si di Bengasi, siamo assolutamente contrari a qualsiasi intervento armato in Libia. Per ragioni di principio e perché questi interventi internazionali sono del tutto arbitrari. Dividono gli Stati in figli e figliastri. Nessuno ha mai proposto una "no fly zone" in Cecenia dove le armate russe di Eltsin e dell' "amico Putin" hanno consumato il più grande genocidio dell'era moderna: 250 mila morti su una popolazione di un milione. Nessuno si sogna di intervenire in Tibet (chi si metterebbe mai, oggi, contro la succulenta Cina?) o in Birmania a favore dei Karen. E così via. In ogni caso bisogna essere consapevoli delle conseguenze delle proprie azioni. Se l'Italia presterà le proprie basi   per l'intervento militare in Libia non potrà poi mettersi a "chiagne" se Gheddafi dovesse bombardare Brindisi, Bari, Sigonella, Aviano o una qualsiasi delle nostre città. Gli abbiamo, di fatto, dichiarato guerra, è legittimato a renderci la pariglia. 
IL FATTO QUOTIDIANO 19 MARZO 2011

No all'intervento militare contro la Libia
di Giulietto Chiesa - 18 marzo 2011 - Megachip

Mi proponevo di scadenzare i miei interventi a ritmi più lunghi, ma la crisi mondiale galoppa a tale velocità che non si può restare indietro. Poiché temo che siamo alla vigilia di una guerra, questa volta alle nostre porte, ritengo mio dovere dire cosa sta succedendo.
Lo faccio non da solo, ma insieme ad altre persone che stimo. Forse contiamo poco, ma, per quel poco, abbiamo deciso di far sentire la nostra voce. Per un dovere non solo politico ma soprattutto morale. Noi non usiamo due pesi e due misure. E ricordiamo, per esempio, il silenzio che accompagnò l'eccidio dei palestinesi della striscia di Gaza. Allora nessuno gridò all'intervento militare contro i massacratori e contro uno stato sovrano quale Gaza era già divenuto.
Adesso ci risiamo con gl'interventi "umanitari". Stare zitti non si può. Quello che segue è il parere comune di un gruppo di privati cittadini. Altri, se vorranno, potranno aggiungersi.
Dopo il voto, inaccettabile, del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha autorizzato, insieme alla no-flight zone, il ricorso a “tutte le misure necessarie” (di fatto il via libera ai bombardamenti), si moltiplicano le notizie di un imminente intervento militare anglo-francese (con una misera foglia di fico araba) sulla Libia.
Noi, che siamo cittadini di un paese che porta responsabilità grandi per la situazione che storicamente si è creata in Libia, ci dichiariamo disponibili a sostenere ogni azione legittima che contribuisca a fermare lo spargimento di sangue e a trovare una soluzione politica alla crisi, mentre dichiariamo la nostra ferma contrarietà ad ogni azione bellica condotta dall'esterno contro un paese sovrano.
Quale che sia il regime, quale l'ordinamento che lo regge, la Libia resta un paese sovrano. Un paese diviso, in preda a una guerra civile assai grave, che ha già prodotto migliaia di vittime, ma non vi sono tribunali esterni, tanto meno armati, che potranno sciogliere legittimamente i nodi che vi si sono aggrovigliati. Non c'è alcuna legittimità in questa impresa, se verrà tentata.
L'obiettivo dei sostenitori dell'intervento è consegnare la Libia a un partner affidabile in qualità di fornitore di materie prime energetiche.
Sappiamo già che la no-flight zone sarà presa come pretesto per bombardamenti, come al solito “chirurgici”, di cui altri morti, militari e civili, saranno il prezzo che il popolo libico dovrà pagare.
Ironia della sorte, toccherà di nuovo a Francia e Inghilterra il ruolo infausto che assunsero nella lontana crisi di Suez. Allora agirono apertamente nel loro interesse. Oggi fingono di farlo per “ragioni umanitarie”.

Marino Badiale, Maria Bonafede, Gennaro Carotenuto, Angelo Del Boca, Tommaso Di Francesco, Giulietto Chiesa, Massimo Fini, Maurizio Pallante, Fernando Rossi, Alex Zanotelli.



La lingua di legno
di Giulietto Chiesa

Ha dichiarato la guerra, il piccolo capo francese. Voleva entrare nella storia, come ha lasciato capire, e ha deciso di farlo mettendosi l'elmetto. Misso dominico di una "comunità internazionale" in stato di palese confusione, perché non s'era ancora vista una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che dà mandato al primo che passa di cancellare uno Stato sovrano. Noi sappiamo bene chi sono, in questo caso, i "primi che passano". E infatti i bravi soldatini dell'Impero calante si sono messi in fila (Italia compresa, seppur di malavoglia) per infliggere le loro bastonate al reprobo. Lui, il piccolo capo francese, ha parlato per tutti quelli che ci stanno.
Ma aveva la "lingua di legno", se così possiamo tradurre, alla lettera, l'espressione francese "langue de bois".
S'è visto, nella penosa apparizione televisiva, che la lingua gli pesava. Non perché Sarkozy non sappia dire le bugie, ma perché le ha ripetute troppe volte. Anzi sempre la stessa.
Un perfetto discorso in stile sovietico, come quello che i dirigenti del Cremlino amavano ripetere sempre quando parlavano della "indistruttibile amicizia dei popoli", appunto sovietici. La esaltavano sempre, ripetutamente, ossessivamente. Al punto che era diventato un rituale automatico. Così si finiva per capire (lo straniero, perché i sovietici lo sapevano già a memoria) che era sul dente che doleva che la lingua finiva sempre per battere. E cioè che non c'era nessuna amicizia, e che, non appena tolto il guanto di ferro che sorreggeva la finzione, quei popoli si sarebbero sbranati tra di loro. Come fecero, dividendosi.
Ecco, il piccolo capo ha fatto altrettanto, senza rendersi conto di imitare il Cremlino comunista: ha ripetuto per ben tre volte, in un breve discorso, lo stesso concetto, consistente nell'unica affermazione (ovviamente bugiarda) secondo cui lo scopo della guerra sarebbe quello di "consentire al popolo libico di scegliere".
Scegliere cosa? Ma, ça va sans dire, è ovvio: quello che ha deciso la cosiddetta "comunità internazionale". Monumento a Orwell. Parafrasi del "comma 22".
Ogni volta il giro di frase era leggermente diverso, ma l'idea era una sola. Quella di far pensare alla gente che ascoltava, che i fuochi d'artificio che sono cominciati servono solo per illuminare il cammino del popolo libico.
Verso dove? Questo è stato meno chiaro. Ma, con quella lingua di legno non poteva districarsi meglio.
La Libia, ex paese sovrano, diventerà una pompa di benzina per le grandi compagnie petrolifere occidentali. Il picco del petrolio è stato già superato da tempo, ma con questi chiari di luna giapponesi, con il nucleare che va a farsi benedire, bisogna pur mettere qualche cosa nel serbatoio, finché si può.
L'unica incognita è cosa ne penseranno di queste nuove bombe , e missili, e navi, e aerei, che l'Occidente manda per illuminare il loro cammino, i giovani con meno di trent'anni che stanno dando vita alla più grande sollevazione popolare della storia araba di tutti i tempi.
Tratto da: http://www.giuliettochiesa.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=2088:la-lingua-di-legno&Itemid=7

Gino Strada: ''Bisognava pensarci prima La guerra? Non si deve fare mai''
di Wanda Marra - 20 marzo 2011 - Tratto da: Il Fatto Quotidiano

“La guerra è stupida e violenta. Ed è sempre una scelta, mai una necessità: rischia di diventarlo quando non si fa nulla per anni, anzi per decenni”. Gino Strada, fondatore di Emergency (che tra l’altro proprio in questi giorni sta lanciando il suo mensile E, in edicola dal 6 aprile), mentre arriva il via libera della comunità internazionale all’attacco contro la Libia e cominciano i primi bombardamenti, ribadisce il suo “no” deciso alla guerra come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, citando la Costituzione italiana.

Che cosa pensa dell’intervento militare in Libia?
Questo è quello che succede quando ci si trova davanti a situazioni lasciate incancrenire. L’unica cosa che auspico è che si arrivi in fretta a un cessate il fuoco. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu è molto ambigua nella formulazione: vanno adottate “tutte le misure necessarie per proteggere la popolazione civile”. Vuol dire tutto e niente.

Dunque, lei è contrario?
Assolutamente. Il mio punto di vista è sempre contro l’uso della forza, che non porta da nessuna parte.
Ma allora bisogna stare a guardare mentre Gheddafi bombarda la sua popolazione?
Sono un chirurgo. Non faccio il politico, il diplomatico, il capo di Stato. Non so in che modo si è cercato di convincere Gheddafi a cessare il fuoco. E poi le notizie che arrivano sono confuse e contraddittorie.

Però, alcuni punti sembrano chiari: che Gheddafi è un dittatore, contro il quale c’è stata una rivolta popolare e che sta massacrando i civili, per esempio...
Che Gheddafi sia un dittatore è molto chiaro. Che stia massacrando i civili è chiaro, ma impreciso: lo fa da anni, se non da decenni. E noi, come Italia, abbiamo contribuito, per esempio col rifornimento di armi. Se il principio è che bisogna intervenire dovunque non c’è democrazia, mi aspetto che qualcuno cominci i preparativi per bombardare il Bahrein. Che facciamo, potenzialmente bombardiamo tutto il pianeta? Sia chiaro, non ho nessuna simpatia per Gheddafi, ma non credo che l’uso della violenza attenui la violenza. Quanti dittatori ci sono in Africa? Bisogna bombardarli tutti? E poi: con questo ragionamento, la Spagna potrebbe decidere di bombardare la Sicilia perché c’è la mafia.

Questo conflitto però viene percepito come intervento umanitario, più di quanto non sia accaduto, per esempio, con quelli in Afghanistan e in Iraq. Lei non crede che questo caso sia diverso da quelli?
Ogni situazione è diversa dall’altra. I cervelli più alti del pianeta hanno una visione della politica che esclude la guerra. Voglio rifarmi a ciò che scrivono Einstein e Russell, non a ciò che dicono i Borghezio e i Calderoli. Sarkozy non mi sembra un grande genio dell’umanità. E dietro ci sono sempre interessi economici.

Ma qual è la soluzione?
A questo punto è molto difficile capire cosa si può fare. Si affrontano le questioni quando divengono insolubili. A questo punto che si può fare? Niente, trovarsi sotto le bombe. Non è possibile che si ragioni sempre in termini di “quanti aerei, quante truppe, quante bombe”. Invece, magari avremmo potuto smettere di fare affari con Gheddafi.

Che cosa pensa della posizione italiana?
Vorrei conoscerla. Frattini un paio di giorni fa ha detto che “il Colonnello non può essere cacciato”. Cosa vuol dire: che non si deve o non si può? Noi non abbiamo nessuna politica estera, come d’altra parte è stato ai tempi dell’Afghanistan e dell’Iraq.

Salta agli occhi come questa guerra stia scoppiando senza una vera partecipazione emozionale. E senza nessuna mobilitazione pacifista. Per protestare contro l’intervento in Afghanistan ci furono manifestazioni oceaniche in tutto il mondo.
A Roma eravamo tre milioni.

E adesso dove sono quei tre milioni?
Non è un dettaglio il fatto che le forze politiche che allora promuovevano le mobilitazioni, in Parlamento poi hanno votato per la continuazione della guerra. E, infatti, la sinistra radicale ha perso 3 milioni di voti.

Ma al di là della politica, l’opinione pubblica tace.
Questa guerra è arrivata inaspettata: se andrà avanti sicuramente ci sarà una mobilitazione per chiedere che si fermi il massacro.

Inaspettata o no, il silenzio del movimento pacifista colpisce.
Il movimento pacifista esiste e porta avanti le sue battaglie, da quella per la solidarietà, alla lotta contro la privatizzazione dell’acqua, al no agli esperimenti nucleari. E certamente si farà sentire per chiedere la fine del massacro.

Dunque, secondo lei non c’è un addormentamento delle coscienze?
Certo che c’è, e non potrebbe essere il contrario. Abbiamo un governo guidato da uno sporcaccione, e nessuno dice niente. Ha distrutto la giustizia, e nessuno dice niente. Sono anni che facciamo respingimenti e si incita all’odio e al razzismo. Non sono cose che passano come gocce d’acqua.

Un nuovo monito delle Potenze Celesti per il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, a suo tempo una speranza per l'umanità

DAL CIELO ALLA TERRA


IL FALLIMENTO DI BARACK OBAMA

ABBIAMO SPERATO, SIGNOR PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA.

ABBIAMO SPERATO NEL SUO ALTO SENSO DELLA GIUSTIZIA, DELLA PACE E DELL’AMORE TRA I POPOLI.
LEI, SIGNOR PRESIDENTE BARACK OBAMA, HA FALLITO.
INTERESSI ECONOMICI, MILITARI E POLITICI HANNO SCHIACCIATO LA SUA BUONA VOLONTÀ ED ANCHE LEI, SIGNOR PRESIDENTE, HA CEDUTO E SI È PIEGATO AI TIRANNI, AGLI ASSASSINI DELLA VITA E A COLORO CHE SPECULANO SULLA PELLE UMANA.
ERGERSI A CAPO DI UNA SPEDIZIONE MILITARE CHE VUOLE ANNIENTARE IL DITTATORE DI TURNO (MUAMMAR GHEDDAFI, DA VOI SCELTO E SOSTENUTO NEL PASSATO) SIGNIFICA GETTARE LA MASCHERA DELLA PACE E DELLA SAGGEZZA, VENDERE LA PROPRIA ANIMA ALLE FORZE OSCURE DELLE TENEBRE E QUINDI IMITARE IL DITTATORE SANGUINARIO CHE UCCIDE LA POPOLAZIONE CIVILE.
PECCATO! UN'ALTRA SPERANZA PER GLI STATI UNITI D’AMERICA E PER IL MONDO TRAMONTA MENTRE STA PER SORGERE L’ALBA DELL’ULTIMA APOCALISSE CHE LASCERÀ SULLA TERRA MONTAGNE DI SCHELETRI E LE LACRIME AMARE DI TANTI GENITORI ITALIANI, EUROPEI E DI MOLTE NAZIONI.
NON CI STANCHEREMO MAI DI RIPETERE CONSTANTEMENTE CHE QUESTO È COMUNQUE IL TEMPO DEL RITORNO DI GESÙ CRISTO SULLA TERRA (Matteo, cap. 24) E, MALGRADO IL SANGUE CHE VIENE VERSATO SUL VOSTRO MONDO, NON CI SARÀ LA FINE MA UN NUOVO CIELO E UNA NUOVA TERRA DI PACE E GIUSTIZIA CHE DARÀ GIOIA AI GIUSTI E A QUESTA VOSTRA BELLISSIMA MADRE NATURA .
PACE!

DAL CIELO ALLA TERRA
S. Elpidio a Mare (Italia)
20 marzo 2011. Ore 18:24
Giorgio Bongiovanni
Stigmatizzato


MESSAGGIO ALLEGATO:

DAL CIELO ALLA TERRA

UNA SPERANZA?

HO SAPUTO:
L’ELEZIONE DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA È STATA DEFINITA DA SETUN SHENAR, UNO DEI PORTAVOCE DELLE POTENZE CELESTI, CON UNA SOLA PAROLA: SPERANZA? UN CONCETTO CHE CONTIENE UN CHIARO SIGNIFICATO. INOLTRE COLLOQUIANDO CON QUESTO MERAVIGLIOSO ESSERE DI LUCE HO ASCOLTATO I SEGUENTI CONCETTI: BARACK OBAMA È LA SPERANZA CHE SUSCITA UN UOMO ONESTO DAI SANI PRINCIPI MORALI. IL PUNTO DI DOMANDA È NECESSARIO PERCHÈ IL POTERE GUERRAFONDAIO OSTACOLERÀ IL SUO OPERATO, O MEGLIO METTERÀ TUTTE LE FORZE IN CAMPO, PER EVITARE CHE LUI POSSA AGIRE SECONDO SUE PROPRIE SCELTE. SE BARACK OBAMA RIUSCIRÀ AD IMPORSI ATTRAVERSO L’IMMENSO POTERE CONFERITO AL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA (ALMENO SULLA CARTA È COSÌ), A NON CEDERE AI CONTINUI PRESSANTI CONDIZIONAMENTI E A LASCIARSI GUIDARE DAL SUO CUORE, POTRÀ DARE UN GRANDE SEGNALE POSITIVO A TUTTA L’UMANITÀ. UN SEGNO CHIARO CHE DIMOSTREREBBE CHE L'UOMO, SE VUOLE, PUÒ CAMBIARE GRAZIE AL POPOLO. MA NON PENSATE CHE SIA GIUNTO AL POTERE SENZA L'APPOGGIO DI GRANDI ISTITUTI CHE DOMINANO L'AMERICA. IN UN MOMENTO DI GRAVISSIMA CRISI DEL PAESE, INFATTI, IL POTERE HA TROVATO LA FIGURA DI BARACK OBAMA PER SFRUTTARE LA SUA IMMAGINE DI UOMO DEL POPOLO DAI SANI VALORI MORALI PER RIDARE SPERANZA ALLA GENTE.
IL POTERE, INSAZIABILE DI SÈ STESSO, HA COMMESSO UN GRAVE ERRORE, UN ERRORE DI FOLLE ARROGANZA TOCCANDO QUESTA VOLTA PERÒ, I FILI SCOPERTI E SENSIBILI DELLA GENTE: I LORO CAPITALI. NEGLI STATI UNITI SERPEGGIAVA ORAMAI UN EVIDENTE MALCONTENTO CHE AVREBBE POTUTO PORTARE AD UNA RIVOLUZIONE INTERNA, PER QUESTO I SERVIZI D’INTELLIGENCE, I GRANDI MAGNATE DELL'ECONOMIA E ALTRI APPARATI APPARTENENTI ALLA CUPOLA DI COMANDO CHE IL GIORNALISTA GIULIETTO CHIESA CHIAMA SUPER CLAN, HANNO SPINTO (ATTRAVERSO I MEZZI DI COMUNICAZIONE), L’ASCESA AL GOVERNO DI UN UOMO DEL QUALE LA GENTE SI POTESSE INNAMORARE NEL TENTAVIVO DI RIDARE STABILITÀ AL PAESE. È MOLTO PIÙ SEMPLICE CONTROLLARE UN UOMO CHE TUTTO IL POPOLO. BARACK OBAMA LO SA, MA È COSCIENTE ANCHE DEL SUO VERO OBIETTIVO. DICIAMO DELLA SUA MISSIONE.
IL DISCORSO DEL NEO PRESIDENTE RIVOLTO AL PAESE IMMEDIATAMENTE DOPO IL RISULTATO DELLE ELEZIONI È STATO UN DISCORSO SERIO E PROFONDO. DA MOLTO TEMPO NON SENTIVAMO UN DISCORSO SIMILE RIVOLTO DA UN PRESIDENTE DI STATO AL SUO POPOLO, SOLAMENTE DA JOHN FITZGERALD KENNEDY E DA POCHI ALTRI. L’ESPRESSIONE DEL SUO VISO NON MANIFESTAVA LA SODDISFAZIONE EGOICA DI CHI HA BATTUTO IL CONCORRENTE, DI CHI È ARRIVATO ALL’APICE DI UN CERTO POTERE, MA LA SINCERA PREOCCUPAZIONE DELLA GRAVE RESPONSABILITÀ ASSUNTA, DELLE PREOCCUPANTI SORTI DEL SUO PAESE, DEL MONDO INTERO E DEL PERICOLO CHE AUTOMATICAMENTE INCOMBEREBBE SULLA SUA PERSONA QUALORA DOVESSE RIFIUTARE IL CONDIZIONAMENTO DELLE FORZE NEGATIVE CHE GLI GIRANO INTORNO. UN' ARISTOCRAZIA INTERIORE CHE SI SCONTRA CON LA FIGURA DEL VICEPRESIDENTE POSTO AL SUO FIANCO
PER “AIUTARE IL PRESIDENTE INESPERIENTE” CHE RIFLETTE I MEDESIMI INTENTI DEI PRECEDENTI GOVERNANTI ASSERVITI AD UN POTERE CRIMINALE CHE LI SOVRASTA. INFATTI, NEL MOMENTO IN CUI IL PRESIDENTE OBAMA DOVESSE ESERCITARE LA SUA AUTORITÀ E TENTASSE DI PORRE IN ATTO UN CAMBIAMENTO NON GLI PERMETTERANNO DI ANDARE AVANTI … IN QUALUNQUE MODO POSSIBILE LO ELIMINERANNO O COMUNQUE LO RENDERANNO INNOCUO. MA SE TUTTO IL MONDO SI ACCORGESSE DI QUESTO E LA GENTE INIZIASSE AD APPOGGIARLO FORTEMENTE LE COSE POTREBBERO CAMBIARE. TUTTAVIA NON POTRÀ CAMBIARE IL DESTINO DEL PIANETA PERCHÈ L’APOCALISSE È IRREVERSIBILE IN QUANTO L’UMANITÀ HA OLTREPASSATO IL LIMITE MORALE CONSENTITO. GIÀ NEI PRIMI GIORNI DEL SUO MANDATO CI SI POTRÀ RENDERE CONTO SE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA SARÀ FACILMENTE CONDIZIONABILE DALLE FORZE DEL MALE, CIOÈ DAI FOLLI GUERRAFONDAI CHE DOMINANO GLI USA E PARTE DEL MONDO, OPPURE SARÀ UNO STRUMENTO DEL CIELO, UNO STRUMENTO IN GRADO DI RISVEGLIARE MILIONI DI ANIME AI VALORI DELLA LIBERTÀ, DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE.
QUANDO IL NUMERO DEI CHIAMATI, CIOÈ DI COLORO CHE SI SONO RISVEGLIATI AI VALORI PRECEDENTEMENTE ESPRESSI, GIUNGERÀ AL SUO TERMINE, ALLORA IL LIBERO ARBITRIO DELL’UOMO SARÀ INTERROTTO E IL CIELO METTERÀ IN ATTO LA SUA GIUSTIZIA. QUESTO PROCESSO È GIÀ INIZIATO, È IN CORSO. L'EPILOGO GIÀ LO ABBIAMO ANTICIPATO: LA SECONDA VENUTA DI GESUÙ CRISTO NEL MONDO.
È VERO CHE ALCUNI PRESIDENTI O PRIMI MINISTRI DELLE NAZIONI DELLA TERRA SONO STATI VERAMENTE ELETTI DAL POPOLO, CI RIFERIAMO SOPRATTUTTO AD ALCUNI PAESI DELL'AMERICA LATINA. QUESTI SONO STATI CASI ECCEZIONALI E COMUNQUE NON SONO IN GRADO DI INFLUENZARE LA POLITICA E L'ECONOMIA MONDIALE. INFATTI IN QUESTI CASI GLI STATI UNITI NON SONO INTERVENUTI DIRETTAMENTE E HANNO TOLLERATO LA SITUAZIONE PERCHÈ AVEVANO PROBLEMI PIÙ GRANDI DA RISOLVERE. ORA IL PROBLEMA È MOLTO PIÙ DELICATO, IN QUANTO SI PARLA DEL PRESIDENTE PIÙ POTENTE DEL MONDO E DEL POPOLO CHE LO SOSTIENE. I GRANDI POTENTATI ECONOMICI E GUERRAFONDAI PREPOSTI AL SUO CONTROLLO GLI DIRANNO: “TI ABBIAMO AGEVOLATO LA VITTORIA ALLE ELEZIONI, ORA FAI QUELLO CHE TI DICIAMO”. SE LA SUA RISPOSTA SARÀ: “IO SONO IL PRESIDENTE, IO COMANDO, IO DEVO COMPIERE UNA MISSIONE DI FRONTE AGLI UOMINI E A DIO”, INIZIERÀ UNA GUERRA INTERNA E UNA GRANDE, GRANDISSIMA SELEZIONE ALL'INTERNO DEGLI STATI UNITI CHE COINVOLGERÀ IL MONDO. LA NOSTRA SPERANZA E' CHE ANCORA UNA VOLTA NON SIATE TESTIMONI DI UN NUOVO MARTIRIO. SE CIÒ DOVESSE ACCADERE, BARACK OBAMA DIVERREBBE UN NUOVO MARTIRE DELLA GIUSTIZIA RISVEGLIANDO COMUNQUE TANTISSIME ANIME ALLA VERITÀ. ASPETTIAMO E VEDREMO!
HO RINGRAZIATO IL MIO AMICO “ALIENO” SETUN SHENAR, AUTORE DELL'ANALISI CHE IN SINTESI VI HO ESPRESSO.

IN FEDE
GIORGIO BONGIOVANNI
STIGMATIZZATO
Montevideo (Uruguay)
9 novembre. 2008

Conferenza di Pier Giorgio Caria a Parco di Veio provincia di Roma

Convegno parco di veio
Roma, 19 Marzo 2011

Non è più tempo di credere.
Le placide colline dell’Appennino Umbro-Marchigiano, ancora tinte d’inverno, risplendono pacifiche col tiepido sole primaverile che già si assapora nell’aria. Sebbene l’inverno non sia ancora terminato, il sole generoso non esita a dispensarci calore ed armonia durante tutto il viaggio.
Il percorso in auto è piacevole, seppur il pensiero ricorra agli eventi funesti che risuonano orizzonte. Il giornale radio riporta, infatti, le principali notizie dal mondo, dall’incidente nucleare in Giappone alla rivolta popolare in Libia, crudelmente repressa da sanguinari leader e minacciata da capi stranieri assetati di risorse.

Sabato, 19 Marzo. Pier Giorgio ed io ci svegliamo di buon mattino per affrontare il viaggio che ci porta prima a Terni, dove ci accoglie con grande ospitalità Stefano, per poi portarci a Roma, dove si tiene un piccolo convegno in cui Pier Giorgio Caria è relatore unico. All’arrivo abbiamo il piacere di incontrare e riabbracciare il nostro amico e fratello Casimiro.

Il convegno, molto ben organizzato dalle nostre amiche Teresa e Rita, si svolge in un’atmosfera tranquilla, con circa 50 persone, che come al solito mostrano tanto interesse e partecipazione. Infatti, la relazione di Pier viene seguita molto attentamente data la qualità dei documenti mostrati, tra cui i principali temi sono: cerchi nel grano, la missione e le stimmate di Giorgio Bongiovanni, gli avvistamenti di Antonio Urzi, la profezia dei Maya, l’impatto che avrebbe la visita extraterrestre nella nostra società e l'annuncio del ritorno di Cristo.

Il primo argomento trattato è quello dei cerchi nel grano, dove la spiegazione scientifica del fenomeno è accompagnata da foto ed elaborazioni grafiche che rendono bene l’idea dei messaggi contenuti e portano lo spettatore a dedurne l’importanza e la veridicità.
Tuttavia, il nocciolo della questione viene rappresentato dalle implicazioni socio-politiche della presenza extraterrestre. A tal riguardo Pier ha raccontato molti aneddoti, tra cui quello riguardante un generale russo ed un agente segreto del KGB, i quali gli hanno entrambi dichiarato che la preoccupazione principale dei visitatori è di aiutare spiritualmente l’umanità, ed il contatto con loro farebbe crollare tutto il sistema attuale. Si deduce che la visita extraterrestre è nemica del sistema, per cui i reggenti di questo diabolico status quo possono soltanto essere impauriti dalla presenza aliena e predire la propria fine immediata nell’ipotesi di un contatto con le masse.

Partendo dai primissimi cerchi nel grano degli anni ‘60, Pier si collega pian piano col cuore della spiegazione della bellissima profezia Maya, secondo cui ognuno è artefice della propria salvezza, semplicemente mettendo in pratica azioni positive e responsabili. In particolare, Pier spiega che è in corso l’ultimo Katun (20 anni) di questa era, cioè il tempo della scelta dell’umanità.
Una curiosità della società Maya ed Azteca è che nella loro cultura non esisteva il denaro, tanto che la società riusciva a garantire pace e stabilità a tutti i popoli annessi al regno. Tuttavia, questo aspetto della loro cultura e storia non è quasi mai divulgato a livello storico-scientifico.

Pier prosegue presentando tantissime evidenze ufologiche, dal caso Urzi alle sfere sul Vaticano, da Maurizio Ruiz in USA, al caso turco di Yalcin Yanman, dall’UFO sull’aeroporto in Cina alla piramide di Chichen Itzà, dagli UFO in cielo a New York alla conferenza di Washington.

Il messaggio divulgato da Pier Giorgio è molto completo rispetto a quello divulgato dai suoi colleghi ufologi e ricercatori, in quanto va oltre il dubbio della presenza aliena e spiega il vero significato ed obiettivo della loro visita, nonché l’offerta che da decenni continuano a reiterare: aiutarci a risolvere tutti i nostri problemi e diventare un pianeta evoluto eticamente e spiritualmente, rinunciando all’energia nucleare ed altre aberrazioni simili. Come spesso accade, una delle cose che colpisce maggiormente della relazione di Pier è la completezza della visione della vita, espressa con concetti semplici e collegando campi solitamente distinti fra loro.

Finita la relazione, dopo circa 5 ore ininterrotte, si ripete il solito copione per cui un nutrito gruppo di persone lo trattiene ancora un po’, per ringraziarlo, fargli domande e richiedere alcune copie dei documentari.

Pier continua a rispondere a domande a raffica di tutti quelli che gli si avvicinano, sia durante la cena che dopo. Infatti, dopo cena ci dirigiamo a casa di Teresa che ci ha gentilmente ospitato per la notte e rimaniamo a parlare per altre 3 ore circa, fino a notte inoltrata. Si fermano con noi anche 3 ragazzi venuti da Rimini apposta (Matteo, Simone e Gabriele), che ormai sono diventati affezionati spettatori delle conferenze di Pier. In serata, così come a colazione il mattino seguente, si crea una bellissima atmosfera tra i presenti, e si continua a parlare di spiritualità, in maniera molto intima.

Il tempo passa, giunge l’ora di rimetterci in viaggio, ma prima di tornare a casa facciamo tappa a Narni, dove ci attende Pina e la sua bellissima famiglia. Ci accolgono come ospiti fraterni ed importanti, ed ovviamente Pier ricomincia a parlare di spiritualità e presenza extraterrestre, rispondendo a tutte le domande e a volte mostrando dei video utilizzati nelle conferenze. Questa incantevole villa nel verde dell’Umbria è uno di quei posti da cui è molto difficile staccarsi… ma purtroppo arriva l’ora del nostro ritorno a casa.

La realtà extraterrestre viene ormai percepita da tutti gli strati della società, tuttavia sono ancora troppo pochi quelli che riescono a comprenderne l’importanza. La maggior parte della gente è ancora ferma al dubbio sulla reale presenza aliena nei nostri cieli. Tuttavia, conclude Pier, se questo dibattito-studio fosse impostato come un processo civile, si potrebbe concludere fermamente che tutte le evidenze probatorie convergono sulla dimostrazione scientifica della reale esistenza e manifestazione sul nostro pianeta di intelligenze provenienti dal cosmo.

Non è più tempo di credere. È tempo di conoscere.

Fabio Maggiore
19/03/2011

sabato 19 marzo 2011

Un incontro significativo di cui ci hanno voluto fare partecipi

GESÙ TORNA

Ieri sera verso le 20:00, appena terminato di lavorare mi sono recato alla fermata della corriera antistante la stazione dei treni.
Mentre aspettavo l'autobus si avvicina un uomo di colore, statura media, di circa 35 anni, vestito con indumenti umili.
L'uomo senza alcuna presentazione si rivolge a me e chiede: “Secondo te Gesù torna?” io con grande perplessità per il modo e il luogo in cui mi veniva rivolta la domanda, risposi “Si, certo che torna”
L'uomo prosegue dicendo “Visto terremoto in Giappone? È stato Lui. Lo so! Io lo conosco. Io essere luce (oppure io avere luce).
Con un italiano non proprio corretto prosegue dicendo: “Vedrai questo palazzo qui di fronte, giù viene.
Poi domanda ancora: “Torna Gesù?”
Io risposi: “Si, torna Gesù.
E allontanandosi dice: “Amigo… torna, torna...”

Un abbraccio,
Alessandro Gattel.
Pordenone, 16 marzo 2011

CHATTANOOGA

Nel palazzo indicato si vede l'insegna di un negozio di abbigliamento: il 'Chattanooga'. La foto è stata scattata dal punto esatto dell'incontro.



Ho fatto una piccolissima ricerca e ho scoperto che diciotto miglia a nord di Chattanooga, nel Tennesse, si trova il Sequoyah Nuclear power Plant. La centrale nucleare di Chattanooga si colloca al quarto posto per alto rischio di terremoti sull'elenco delle centrali statunitensi (la centrale è stata costruita per resistere a un terremoto di magnitudo 5,8). Nel 1980 e 1981, il suo rischio di terremoto è stato calcolato di 1 in 102.041. Oggi, in base ad una aggiornata valutazione del rischio, le probabilità di un terremoto che possa causare danni ai nuclei dei reattori di Chattanooga sono 1 su 19.608, con un aumento del 420%.


Condominio Julia Chattanooga Nuclear Power Plant
Sandra De Marco

venerdì 11 marzo 2011

Il diabolico commercio delle armi che ormai si vendono come il pane quotidiano

HO SCRITTO IL10 MARZO 2011:

ABBIAMO DETTO E SCRITTO TANTE VOLTE.
SULLA TERRA SI VENDONO LE ARMI COME IL PANE QUOTIDIANO.
UNA TRAGICA E DRAMMATICA VERITÀ CHE COINVOLGE IN PIENO ANCHE L'ITALIA.
LEGGETE E MEDITATE.
G.B


Un arsenale per la Libia: così l’Italia ha venduto le armi

MIGLIAIA DI PISTOLE E FUCILI. L’AFFARE MESSO A PUNTO NEL GIUGNO 2009
DURANTE LA VISITA DEL COLONNELLO A ROMA
di Daniele Martini

Altro che limette per le unghie di cui ha continuato a parlare per giorni il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, per buttarla in ridicolo e sviare il forte sospetto che l’Italia avesse fornito negli ultimi tempi tante armi micidiali a Gheddafi. Buona parte di quegli ordigni con cui il raìs fa massacrare gli insorti in realtà sono italiani, venduti a Tripoli alla fine del 2009 e fabbricati dalla Beretta di Gardone Val Trompia. Si tratta di un vero e proprio arsenale: 7.500 pistole, 1.900 carabine e 1.800 fucili consegnati nelle mani del capo del Settore di pubblica sicurezza del Comitato popolare del dittatore nordafricano. Cioè, in pratica, i giannizzeri del raìs. Valore della fornitura, circa 8 milioni di euro.
Quelle esportazioni negli atti ufficiali vengono qualificate come armi di “non specifico uso militare”, poco più che fuciletti da caccia, insomma, una dicitura forse usata per poter sfruttare al meglio le incongruenze della legislazione italiana sulle esportazioni di armi, rigorosa per quelle militari, molto più blanda per le altre. Tra gli oltre 11 mila pezzi inviati alla Libia, però, ci sono perfino centinaia e centinaia di fucili di un particolare modello da 13 anni in dotazione ai marines americani, l’M4 Super 80 ad anima liscia, un’arma progettata per uso bellico e prodotta dalla Benelli, antica fabbrica di Urbino controllata dal gruppo Beretta.
Anche gli altri oggetti consegnati a Gheddafi presentano caratteristiche che con la caccia a lepri e fagiani hanno poco a che vedere. Ci sono, per esempio, le pistole PX4 calibro 9 semiautomatiche, con un peso ridotto di soli 800 grammi e un caricatore di 10 colpi che con un elemento supplementare può arrivare a 15. E poi le carabine CX4, anche queste calibro 9, su cui possono essere montati sistemi di puntamento ottico e laser . L’affare delle armi fu affrontato il 10 giugno 2009, in un’occasione considerata a suo modo storica dal governo italiano per quanto riguarda i rapporti con la Libia, il giorno in cui il raìs arrivò a Roma, accolto con tutti gli onori da Silvio Berlusconi, accompagnato da un codazzo di auto e furgoni blindati, decine e decine di guardie del corpo e gli fu consentito di piantare la sua tenda berbera nel giardino di villa Pamphili. La consegna di fucili e pistole avvenne a tambur battente pochi mesi dopo. Quattro container di armi furono sistemati a bordo di una nave che dal porto di La Spezia fece scalo a Malta per dirigersi infine verso le coste libiche. La fornitura fu effettuata con modalità che, per una serie di circostanze fortuite emerse nel tempo, hanno ingenerato una sfilza di sospetti, fino all’emersione di una verità che le autorità italiane di governo fino all’ultimo hanno sostanzialmente negato.
La ricostruzione di tutte le tappe dell’affare delle armi alla Libia è stata effettuata con precisione da un ricercatore della Rete italiana per il disarmo e redattore di Altreconomia, Francesco Vignarca. Il 24 febbraio Vignarca si è accorto insieme ad un collega che in un rapporto del 13 gennaio della Gazzetta dell’Unione europea era riportata una fornitura di armi alla Libia da parte di Malta per un importo veramente considerevole: 79 milioni di euro. La gigantesca partita era catalogata sotto la colonna ML 1, cioè armi leggere ad anima liscia di calibro inferiore a 20 millimetri, automatiche di calibro 12,7 millimetri e accessori e componenti vari. Le autorità maltesi interrogate a proposito, non avevano negato la toccata nel porto della Valletta di una nave con container pieni di armi, anzi avevano fornito una serie di particolari, specificando che quel materiale non era roba loro, ma proveniva dall’Italia e come destinazione finale aveva la Libia.
Immediatamente alcuni avevano pensato a fucili e pistole prodotte dalla Beretta, ma il gruppo bresciano aveva smentito nettamente l’invio a Tripoli di un carico per un importo simile. Le autorità maltesi avevano aggiunto, inoltre, che la consegna era stata regolarmente effettuata dopo una telefonata di verifica con l’ambasciata italiana in Libia. Di quella fornitura, però, non c’era traccia né nelle comunicazioni italiane all’Unione europea né nel rapporto ufficiale del Servizio di coordinamento della produzione di materiali di armamento della presidenza del Consiglio. Solo nelle tabelle dell’Istat, l’istituto di statistica, era registrata un’esportazione complessiva verso la Libia del valore di 8 milioni di euro di armi italiane definite per uso civile. Sembrava un giallo in piena regola che nel frattempo è stato risolto. Le autorità portuali maltesi hanno confermato la loro versione, ammettendo, però, di essere incorse in un grossolano errore di “trascrizione”, cioè di aver registrato il carico con uno zero in più, 79 milioni di euro mentre invece l’importo esatto sarebbe 7,9. Sul versante italiano si è appurato che dietro la dicitura statistica di esportazioni verso la Libia di armi per uso civile, si celavano forniture di pistole, carabine e fucili di tipo bellico.
IL FATTO QUOTIDIANO 10 MARZO 2011


MESSAGGI ALLEGATI:

DAL CIELO ALLA TERRA

HO SCRITTO L'8 DICEMBRE 2010:
 
ABBIAMO GIÀ DETTO E SCRITTO CHE SULLA TERRA SI VENDONO LE ARMI COSÌ COME SI VENDE IL PANE QUOTIDIANO (EUGENIO SIRAGUSA - 1981. GIORGIO BONGIOVANNI - 2009). ANCHE L'ITALIA È PARTE DI QUESTO COMMERCIO ANTICRISTICO E DISTRUTTIVO CHE PROVOCA INGIUSTIZIE E MORTE.
L'ITALIA, CON IL SUO GOVERNO E IL SUO PREMIER TIRANNO, EGOISTA E NEFASTO.
IL POPOLO, NON TUTTO PER FORTUNA, COMPLICE E PASSIVO, INCAPACE DI RIBELLARSI ALLA PIÙ GRANDE DELLE INGIUSTIZIE CONTRO I DEBOLI: LA COMPRAVENDITA DELLE ARMI.
SE QUESTA È LA VERITÀ, ED È VERITÀ, ALLORA PREPARATEVI! ANCHE L'ITALIA NON SARÀ RISPARMIATA DALLE DURISSIME CONSEGUENZE CHE COMPORTA LA LEGGE DI CAUSA ED EFFETTO. ANCHE L'ITALIA SARÀ SOTTOPOSTA ALLA DIVINA GIUSTIZIA.
SAREBBE OPPORTUNO UN INTERVENTO NEL MERITO DEL CAPO DELLA CHIESA CATTOLICA BENEDETTO XVI. LO FARÀ?. NOI PENSIAMO DI NO! PERCHÉ IL VATICANO POSSIEDE AZIONI NELLE INDUSTRIE CHE PRODUCONO ARMI.
DI FRONTE A QUESTA SITUAZIONE DRAMMATICA MI VIENE IN MENTE LA RESISTENZA CONTRO IL DITTATORE SANGUINARIO TEDESCO (HITLER) ED IL SUO MAGGIORDOMO ITALIANO (MUSSOLINI).
DIO CI AIUTI!
                                                                                                                                GIORGIO BONGIOVANNI
Stigmatizzato
San Giovanni di Polcenigo (Italia)
8 di dicembre 2010.
 

DAL CIELO ALLA TERRA

HO SCRITTO IL 28 AGOSTO DELL'ANNO 2009:

UN NOSTRO AMICO "ALIENO" DI NOME HOARA, ANNI OR SONO, TRAMITE UN SUO MESSAGGERO, EUGENIO SIRAGUSA, DISSE: " SULLA TERRA VENDETE LE ARMI COME SI VENDONO I PANINI CALDI".
UNA CRUDA, AMARA E VERGOGNOSA REALTÀ.
VI PREGO DI LEGGERE L'ALLEGATO ARTICOLO SCRITTO DA CORAGGIOSI E VALOROSI GIORNALISTI CHE PROVANO SENZA OMBRA DI DUBBIO CHE L'ITALIA CON I SUOI GOVERNANTI E POTENTI DI TURNO È CERTAMENTE DA CONSIDERARE UN PAESE ANTICRISTICO. CERTO, MOLTI ITALIANI SONO BUONI ED ALCUNI GIUSTI, MA NON SONO SUFFICIENTI A FERMARE LA SANGUINARIA DEVASTANTE E FAMELICA SETE DI MORTE CHE ATTANAGLIA LA MENTE DEI COMMERCIANTI DI ARMI. QUESTO È IL VERO POTERE, QUESTO È CIO CHE PORTERÀ ALL'AUTODISTRUZIONE L'ITALIA ED IL MONDO INTERO, PERCHÈ TUTTO IL MONDO È COINVOLTO NEL MERCATO DI MORTE CHE PRODUCE LA VENDITA DELLE ARMI.
NON SONO STUPITO, MA SONO DISPERATO E ASSETATO DI GIUSTIZIA.
LA MIA FEDE IN CRISTO MI IMPONE DI RESISTERE E LA CERTEZZA DEI VALORI UNIVERSALI CHE ARDE NEL MIO CUORE SPINGE A ME ED ALTRI A LOTTARE.
È STATO DETTO: ABBIATE FEDE, LA GIUSTIZIA DIVINA NON TARDERÀ AD ARRIVARE.
CREDO IN CRISTO. LO AMO E LO SERVO. MA DICO E PREGO AD ALTA VOCE: SIGNORE, SIGNORE ADONAY, COSA ASPETTI PER INTERVENIRE?
ABBREVIA I TEMPI, DIO, SIGNORE, DIO, ABBREVIA I TEMPI E, TI PREGO, MANDA IL SALVATORE, ALTRIMENTI NEMMENO I TUOI ELETTI SI SALVERANNO.
IO ED ALTRI CHE TI AMANO SIAMO QUI AD ASPETTARLO, CON LE MANI BEN SALDE SULL'ARATRO.
 
IN FEDE
GIORGIO BONGIOVANNI
Stigmatizzato
S. Elpidio a Mare (Italia)
28 agosto 2009

 
DIFESA, L'INVESTIMENTO PERPETUO

Per comprare nuovi armamenti spenderemo tre miliardi e mezzo in più rispetto al 2010
L'Italia continua a spendere in armamenti. Decine e decine di macchine da guerra, costose e inutili, verranno costruite nei prossimi 10-15 anni nel nostro Paese. Invecchieranno senza essere utilizzate in teatri di guerra, foss'anche perché le nostre sono solo 'missioni di pace'. Molte arrugginiranno, o funzioneranno solo per essere mantenute, qualora vi sia la capacità di mantenerle. Molte altre verranno costruite per far girare l'industria, italiana e internazionale.
I numeri. Lo stanziamento a bilancio per il settore Difesa per il 2011 è di 20,494 miliardi di euro. L'aumento totale è di 130 milioni di euro rispetto all'anno precedente (0,6 percento in più rispetto al 2010, 1,28 percento del Pil). La Funzione Difesa è cresciuta di 32,6 milioni di euro; la Funzione Sicurezza del territorio di 145,2 milioni di euro; le Funzioni Esterne sono diminuite di 49,8 milioni di euro; il Trattamento di Ausiliaria (personale) è cresciuto di 2,3 milioni di euro.
Sono i fondi destinati agli 'acquisti' che sono lievitati: più 8,4 percento, 3,453 miliardi, 266 milioni in più rispetto al 2010.
Dove vanno questi soldi? In gran parte saranno destinati al programma F-35 (471,8 milioni di euro) e all'acquisto degli elicotteri Nh-90 AgustaWestland (309,5 milioni), di due sottomarini U-212 (164,3 milioni), e di altri elicotteri Ch-47 F Chinhook (137 milioni), oltre all'ammodernamento dei Tornado (178,3 milioni). Per le altre acquisizioni, già avviate (caccia Typhoon, addestratore
Aermacchi M-346, fregate Fremm e veicoli da combattimento Freccia), verranno reperite risorse (poco meno di un miliardo di euro) dal ministero dello Sviluppo economico.
C'è da chiedersi quale impiego strategico avrà il cacciabombardiere con capacità di trasporto di ordigni nucleari F-35, che il nostro Paese dovrà acquistare in quantità abnormi (131 unità, di cui è stata tuttavia promessa - ancora senza conferma - una riduzione), o l'elicottero Ch-47 Chinhook, acquistato in numero di sedici dall'Aviazione Italiana, con eventuale aggiunta di quattro unità. Oppure ancora l'elicottero da assalto Nh 90 (116 mezzi dal 2000 al 2018). Fregate Fremm: secondo la stessa ammissione del ministro La Russa (Farnborough, Gran Bretagna, 20 luglio), sul progetto italo-francese il governo italiano ha "rinviato la decisione" per le altre quattro navi del programma originale (sei arriveranno sicuramente), affrettandosi ad aggiungere che "magari non sono indispensabili" per la Difesa ma "puo essere indispensabile costruirle" per garantire l'occupazione nei cantieri navali italiani "per venderle ad altri Paesi". La portaerei Cavour, come ha dimostrato la missione ad Haiti, è stata concepita con una vasta gamma di impieghi, rivolti anche alla protezione civile: il tutto, com'è ovvio, per acquisire benevolenza politica a livello di stanziamenti.
Il carburante, i ricambi e le munizioni non mancheranno certo ai mezzi e alle truppe in Afghanistan. Mancheranno sicuramente ai nuovi armamenti che i nostri politici spendaccioni hanno deciso di acquistare, incuranti della crisi economica e in controtendenza con il buonsenso dei loro colleghi. Uno fra tutti, David Cameron, che drasticamente - e coraggiosamente - ha tagliato le spese militari dell'otto percento nei prossimi quattro anni.
Luca Galassi
PEACE REPORTER 8 DICEMBRE 2010
 

DAL CIELO ALLA TERRA

HO SCRITTO IL 10 AGOSTO 2010:

LA MIA RABBIA. LA MIA SETE DI GIUSTIZIA.
L'HO DETTO E LO RIPETO, L'ANTICRISTO LO RAPPRESENTANO I VENDITORI DI MORTE, GLI SPECULATORI DELLA VITA UMANA.
POVERA ITALIA, FINITA ANCH'ESSA NEL GIRONE INFERNALE DEI PAESI CHE VENDONO LA MORTE.
PERÒ LA MIA RABBIA ARRIVA AGLI ESTREMI QUANDO VEDO UNA CHIESA CATTOLICA, UN VATICANO E I SUOI PRINCIPI CHE PER PAURA, IPOCRISIA E COMPLICITÀ NON DICONO NULLA AI COMMERCIANTI DELLA MORTE.
GUAI! GUAI A VOI FARISEI IPOCRITI! DISSE IL GIOVANE NAZARENO FIGLIO DI DIO.
GUAI, GUAI A VOI, RAZZA DI VIPERE, PRINCIPI DELLA CHIESA, DICO IO. UNA VOCE CHE GRIDA NEL DESERTO.
A VOI VENDITORI DELLA MORTE RIPETO: STATE ATTENTI!
IDDIO VEGLIA E MISURA, GIORNO PER GIORNO, ORA PER ORA IL TEMPO DELLA SUA SANTA GIUSTIZIA.

GIORGIO BONGIOVANNI
Sant’Elpidio a Mare (Italia)
10 agosto 2010
LE BOMBE PROIBITE CHE L’ITALIA CONTINUERÀ A VENDERE
Al via la convenzione dell’Onu, ma il governo di B. non firma
di Maurizio Chierici

Il 10 agosto la convenzione Onu lega le mani ad ogni paese del mondo. Proibito fabbricare, esportare e conservare in depositi più o meno segreti le bombe a grappolo, cluster munition. Polverizzano come le altre ma non è tutto: disperdono 150, 170 frammenti che non sono schegge qualsiasi, bensì trappole micidiali, colorate per incuriosire chi fruga fra le macerie o le ritrova fra l’erba dei campi. Appena sfiorate scoppiano “più efficaci delle mine-uomo”. Cambiano la vita e ogni anno a migliaia di bambini: chi muore e chi resta per sempre diverso. Gino Strada e la sua Emergency sono testimoni del disastro dell’Afghanistan: gambe artificiali paracadutate in territori pericolosi galleggiano nell’aria come fantasmi di plastica.
Il documento siglato da 30 paesi
Per rendere obbligatoria la convenzione internazionale proposta dal segretario Onu, Ban Ki-moon era necessaria l’adesione di almeno 30 governi. Gli ultimi a firmare “per senso di civiltà” sono stati Burkina Faso e Moldavia. L’Italia se ne è dimenticata. Come sempre Russia, Stati Uniti, Cina, Pakistan, Israele stanno a guardare con la diffidenza di chi non sopporta il moralismo fanatico dei pacifisti anche se Obama è impegnato in una moratoria che frena la deregulation del guerriero Bush. Proibisce l’esportazione delle armi non convenzionali (oltre alle cluster, missili al fosforo bianco, napalm, eccetera) con l’ordine di distruggere prima del 2018 gli 800 milioni di bombe a grappolo stoccate negli arsenali Usa. Come mai l’Italia non firma? Due anni fa, due nostri ministri a Oslo avevano appoggiato l’iniziativa. “Siamo tra i primi cento paesi a pretendere una guerra più umana”, morale che fa sorridere perché di umano nelle guerre non c’è niente, eppure sembrava un primo fiato di buona volontà. Ma se ne sono dimenticati. Tante le spiegazioni. Turbamenti politici che annegano la memoria o convenienza a non mettere in crisi le industrie delle armi che continuano a volare. Nel 2008 (ultimi numeri disponibili) il valore delle autorizzazioni concesse dal governo per vendere ad altri paesi carri armati, elicotteri, bombe di ogni tipo, missili e strumenti sofisticati d’attacco, era cresciuto del 35 per cento: 5,7 miliardi di euro. Tendenza confermata nel 2009. Fra un po’ sapremo quanti affari in più. La Turchia che schiaccia i curdi è il cliente d’oro: un miliardo e 93 milioni. Poi Francia e tanti paesi fra i quali Libia, il Venezuela di Chavez, Emirati Arabi Uniti, Oman, Kuwait, Nigeria. Le imprese autorizzate dal nostro ministero della Difesa sono 300. Tre le banche privilegiate nell’intermediazione: Banca Nazionale del Lavoro, Deutsche Bank e Societè Generale. In coda Banca Intesa ed Unicredit. Milioni di provvigioni da un passaggio all’altro. A parte la lista nera dei paesi ai quali è proibito vendere direttamente – anche se il gioco ambiguo delle triangolazioni funziona da quando Israele comprava in Europa ed esportava nel Sud Africa dell’embargo disegnato per sgonfiare il razzismo di stato – e a parte un elenco di governi che impongono semi libertà sdegnate dalla carte delle Nazioni Unite, ecco il macchia-vello degli aiuti umanitari. Se l’Italia o altre nazioni sono presenti per soccorrere la disperazione delle popolazioni, le armi scivolano senza suscitare censure.
Se nel Lazio si producessero ancora?
Armi italiane in Libia dove (Amnesty e Human Rights Watch) chi pretende libertà d’espressione, di associazione o di pensiero può essere condannato a morte. Per non parlare dell’accoglienza disumana ai profughi in fuga dalle dittature di Sudan ed Eritrea. Vendiamo alla Thailandia nella quale le camice rosse dell’ex presidente e l’esercito del presidente in carica si affrontano sconvolgendo città e campagne. A quali delle due fazioni vendiamo? Per non parlare di Arabia Saudita, Emirati, Oman dove le donne restano ombre clandestine. Human Rights fa sapere dei depositi di bombe a grappolo di casa nostra: “L’Italia continua a nasconderne la quantità”. Fra le imprese che hanno prodotto le cluster e non chiariscono se continuano e quante bombe ammucchiano in magazzino, c’è la Simmel Difesa di Colleferro. Vende a La Russa munizioni per i veicoli corazzati in Afghanistan. Anni fa, mentre l’opinione pubblica si agita davanti allo strazio di donne e bambini bruciati dal fosforo bianco americano a Fallujia o israeliano a Gaza, le bombe a grappolo dell’Afghanistan scandalizzano televisioni e giornali e la Simmel censura il suo catalogo on line: spariscono le munizioni proibite. Ma un’inchiesta di Rai News 24 e informazioni delle Ong che tutelano i diritti umani riempiono il vuoto: la produzione continua. Se fosse vero, brivido d’orrore. Perché esistono, sparse nel mondo, 100 milioni di bombe a grappolo in esplose. Vendere fa bene agli affari, ma quale futuro stiamo immaginando? Il silenzio continua, l’Italia non firma.
La responsabilità non può esaurirsi nell’ambiguità dei politici o negli affari d’oro dei dottor Stranamore dell’industria pesante: i sindacati dove sono? Nel 1984 in un dibattito con Luciano Lama, qualcuno ha suggerito di portare in gita nella Beirut appena macinata dai cannoni di Sharon, gli operai dell’Oto Melara. Ieri come oggi Cgil-Cisl-Uil evitavano di collegare il “lavoro che rende liberi” alla libertà che quel lavoro brucia nella vita di popoli lontani. Lama si è arrabbiato: “Convertiremo i carri armati in locomotive, dateci tempo”. Il tempo passa e alla Simmel di Colleferro nessuno protesta. Nei giorni dei posti perduti, un posto sicuro val bene qualche distrazione.
IL FATTO QUOTIDIANO 6 AGOSTO 2010


DAL CIELO ALLA TERRA


HO SCRITTO IL 28 AGOSTO DELL' ANNO 2009:

UN NOSTRO AMICO "ALIENO" DI NOME HOARA, ANNI OR SONO, TRAMITE UN SUO MESSAGGERO, EUGENIO SIRAGUSA, DISSE: " SULLA TERRA VENDETE LE ARMI COME SI VENDONO I PANINI CALDI".
UNA CRUDA, AMARA E VERGOGNOSA REALTÀ.
VI PREGO DI LEGGERE L'ALLEGATO ARTICOLO SCRITTO DA CORAGGIOSI E VALOROSI GIORNALISTI CHE PROVANO SENZA OMBRA DI DUBBIO CHE L'ITALIA CON I SUOI GOVERNANTI E POTENTI DI TURNO È CERTAMENTE DA CONSIDERARE UN PAESE ANTICRISTICO. CERTO, MOLTI ITALIANI SONO BUONI ED ALCUNI GIUSTI, MA NON SONO SUFFICIENTI A FERMARE LA SANGUINARIA DEVASTANTE E FAMELICA SETE DI MORTE CHE ATTANAGLIA LA MENTE DEI COMMERCIANTI DI ARMI. QUESTO È IL VERO POTERE, QUESTO È CIO CHE PORTERÀ ALL'AUTODISTRUZIONE L'ITALIA ED IL MONDO INTERO, PERCHÈ TUTTO IL MONDO È COINVOLTO NEL MERCATO DI MORTE CHE PRODUCE LA VENDITA DELLE ARMI.
NON SONO STUPITO, MA SONO DISPERATO E ASSETATO DI GIUSTIZIA.
LA MIA FEDE IN CRISTO MI IMPONE DI RESISTERE E LA CERTEZZA DEI VALORI UNIVERSALI CHE ARDE NEL MIO CUORE SPINGE ME ED ALTRI A LOTTARE.
È STATO DETTO: ABBIATE FEDE, LA GIUSTIZIA DIVINA NON TARDERÀ AD ARRIVARE.
CREDO IN CRISTO. LO AMO E LO SERVO. MA DICO E PREGO AD ALTA VOCE: SIGNORE, SIGNORE ADONAY,  COSA ASPETTI PER INTERVENIRE?
ABBREVIA I TEMPI, DIO, SIGNORE, DIO, ABBREVIA I TEMPI E, TI PREGO, MANDA IL SALVATORE, ALTRIMENTI NEMMENO I TUOI ELETTI SI SALVERANNO.
IO ED ALTRI CHE TI AMANO SIAMO QUI AD ASPETTARLO, CON LE MANI BEN SALDE SULL'ARATRO.
 
IN FEDE
GIORGIO BONGIOVANNI
Stigmatizzato
S. Elpidio a Mare (Italia)
28 agosto 2009
Doppio gioco
di Gianluca Di Feo e Stefania Maurizi

Montagne d'armi per alimentare le guerre africane. Vendute da italiani. Un regime che chiede tangenti su tutti gli affari. Ecco la Libia con cui Berlusconi stringe patti segreti
C'è un governo affamato d'armi. Cerca arsenali perché si sente debole dopo quarant'anni di regime e teme le rivolte popolari. E vuole montagne di mitragliatori per proseguire la sua spregiudicata politica di potenza che negli scorsi decenni ha contribuito a riempire l'Africa di guerre civili. Questa è la Libia che si materializza negli atti della più sconvolgente inchiesta sul traffico d'armi realizzata in Italia: verbali, intercettazioni, pedinamenti e rogatorie che raccontano l'ultimo eldorado del commercio bellico. E dove dignitari vicinissimi al colonnello Gheddafi si muovono con grande spregiudicatezza tra affari di Stato, interessi personali e trame segrete. Questa è la Libia dove si recherà Silvio Berlusconi (scheda a pag. 51), invocando accordi strategici per il rilancio dell'economia ma soprattutto per stroncare definitivamente le partenze di immigrati ed esuli verso Lampedusa. Mentre dagli atti dell'indagine - come può rivelare "L'espresso" - spunta il nome del più importante ente libico che si occupa di quei migranti rispediti indietro dall'Italia. Deportazioni che stanno creando perplessità in tutta Europa e non riescono a scoraggiare la disperazione di chi sfida il mare e spesso muore nel disinteresse delle autorità maltesi.
Prima di Berlusconi un'altra incredibile squadra di imprenditori italiani era corsa a Tripoli per fare affari. Sono i nuovi mercanti di morte, figure inedite e sorprendenti di quarantenni che riforniscono gli eserciti africani di missili, elicotteri e bombardieri. E che passano in poche settimane dai cantieri edili alla compravendita di fucili d'assalto, tank e cannoni. Improvvisarsi commercianti di kalashnikov è facilissimo: trovarne mezzo milione sembra un gioco da ragazzi. Ma tutto è a portata di mano: caccia, radar, autoblindo. Si va direttamente alla fabbrica, in Cina, nell'ex Urss o nei paesi balcanici.
L'importante è avere le conoscenze giuste, conti offshore e una scorciatoia per evitare i controlli. Tutto documentato in tre anni di indagini dalla procura di Perugia. Tutto confermato nella sostanza - anche se non sempre nella rilevanza penale - dagli stessi interessati nei lunghi interrogatori davanti al pubblico ministero Dario Razzi.
Un filo di fumo. Come spesso accade le grandi trame hanno un inizio banale, perso nella noia della campagna umbra. Nel dicembre 2005 i carabinieri di Terni stavano indagando su un piccolo giro di hashish. L'attenzione dei militari si è concentrata su Gianluca Squarzolo, che lavorava per una azienda insolitamente attiva negli appalti della cooperazione internazionale: la Sviluppo di Terni. Soprattutto in Libia è riuscita a entrare tra i fornitori della nomenklatura più vicina al colonnello Gheddafi. Ha ristrutturato palazzi e ville. Merito soprattutto dei contatti che si è saputo costruire Ermete Moretti, vulcanico manager toscano. Al pm Razzi racconta di avere accompagnato uno specialista di ozonoterapia per curare il leader massimo della Jamairhia: "Anche solo a livello di fargli fare delle iniezioni, sicuramente un bello screening me l'hanno fatto prima, per vedere se ero una persona di qualche servizio segreto". Come in tutti i paesi arabi, anche a Tripoli per fare affari ci vogliono conoscenze e mazzette. Così Moretti non si sorprende quando nel marzo 2006 gli viene proposto un nuovo business: una fornitura colossale di mitragliatori. A parlarne è Tafferdin Mansur, alto ufficiale nel settore approvvigionamenti dell'esercito libico, "vicino al capo di stato maggiore generale Abdulrahim Alì Al Sied". Muoversi in questo settore, però, richiederebbe figure con una certa esperienza. Invece per la prima missione viene incaricato Squarzolo che parte verso Tripoli con un piccolo campionario. Quando i carabinieri gli ispezionano i bagagli a Fiumicino invece dell'hashish trovano tutt'altra merce: un catalogo di armamenti. Capiscono di essersi imbattuti in qualcosa di grosso: lo lasciano andare e fanno partire le intercettazioni. Che individuano gli altri soci.
Mister Gold Rock. C'è Massimo Bettinotti, 42 anni, radicato nello Spezzino e abile nello scovare contratti bellici. C'è Serafino Rossi, imprenditore agricolo a lungo vissuto in Perù che legge Jane's, la rivista militare più autorevole, e tra una semina e l'altra sa riconoscere ogni modello di caccia. Il nome più misterioso è quello di Vittorio Dordi, 44 anni, nato a Cazzaniga in provincia di Bergamo e studi interrotti dopo la licenza media. E la sua carriera pare ricalcata da un romanzo. Racconta di essere emigrato dalle fabbrichette tessili lombarde all'Uzbekistan per costruire impianti e telai. Nel '98 apre un ufficio in Congo: spiega di essere stato chiamato dal presidente Kabila per rivitalizzare la coltivazione del cotone. Ma la sua vocazione è un'altra. In Congo diventa una sorta di consigliere del ministro della Difesa, ottiene un passaporto diplomatico e la concessione per una miniera di diamanti. Nel 1999 a Cipro fonda la Gold Rock e comincia a muoversi sul mercato russo degli armamenti: "Diciotto anni di esperienza, sa: sono abbastanza conosciuto...", si vanta con il pm. La sua specialità - racconta - è la Georgia, dove si producono ordigni pregiati. Nell'interrogatorio cita il Sukhoi 25, un bombardiere che è la fenice dei conflitti africani. Un aereo corazzato, progettato ai tempi dell'invasione dell'Afghanistan: robusto, semplice, decolla anche da piste sterrate e non teme né le cannonate né i missili. Ogni tanto stormi fantasma di questi jet, con equipaggi mercenari, spuntano all'improvviso nei massacri del continente nero. Anche in Congo, ovviamente. Dordi non si presenta come un semplice compratore: parla di un suo ruolo nell'azionariato delle aziende che costruiscono caccia ed elicotteri. Millanterie? I depositi bancari rintracciati dai magistrati a Malta, a Cipro e a San Marino sembrano indicare transazioni rilevanti e un tesoretto di 22 milioni di euro al sicuro sul Titano.
Ma le sorprese di Mister Gold Rock non sono finite. "Voi pensate a Dordi come a uno che vende solo armi, mica è vero", spiega al pm il suo amico Serafino Rossi: "M'ha detto che lui è socio di un grosso costruttore spagnolo, che fa strade, ponti, quello che stava comprando il Parma". È Florentino Perez quel costruttore spagnolo, deduce il procuratore: il boss del Real Madrid che ha speso cifre folli per la sua squadra stellare. Perez, racconta sempre Rossi, avrebbe investito forte in Congo e Dordi conta di lavorarci insieme, "visto che sono molto amici ". Assieme ai nuovi sodali, Dordi discute anche qualche altro affaruccio: 50 mila kalashnikov e 5000 mitragliatrici russe destinate "a un sedicente rappresentante del governo iracheno" da spedire con "il beneplacito del governo americano"; cannoni navali per lo Sri Lanka, elicotteri per il Pakistan, Mig di seconda mano dalla Lituania.
Operazioni coperte. Per uno come lui, i kalashnikov sono merce di scarso valore. Ma sa che i libici cercano ben altro: venti anni di embargo, decretati dopo gli attentati di Lockerbie e Berlino, hanno reso Tripoli ghiotta. Dordi spera di sfruttare i contatti partiti dall'Umbria per strappare qualche commessa più ricca. Descrive al pm nel dettaglio gli incontri con i responsabili del riarmo libico: vogliono apparati per modernizzare i carri armati T72, elicotteri da combattimento, missili terra-aria di ultimissima generazione. Insomma, il meglio per riportare l'armata di Gheddafi ai fasti degli anni Settanta.E allora perché tanta insistenza nel cercare una montagna di vecchi kalashnikov, tutti del modello più antico e rustico? Mezzo milione di Ak47 e dieci milioni di proiettili, una quantità di gran lunga superiore alle necessità dell'esercito libico. Sono gli stessi indagati a dare una risposta nelle intercettazioni: "Li vogliono regalà a destra e manca, capito?". Il pm parla di "esigenze politico-militari, gli indagati sanno che parte della commessa sarà ceduta a terzi. Nessun problema per loro se le armi dovessero essere destinate a Stati o movimenti in contrasto con la politica estera italiana". È una vecchia storia. Dalla fine degli anni Settanta i libici hanno cercato di esportare la loro rivoluzione verde in mezzo mondo, donando casse di ordigni: dal Ciad al Nicaragua, dal Sudan alla Liberia.
Tangentopoli a Tripoli. I nostri connazionali sono maestri nell'esperanto della bustarella. Pagano le rette del college londinese per il figlio del colonnello Mansur, più una mazzetta da 250 mila dollari; altrettanti all'ingegnere libico che esamina lo shopping bellico. I soldi li fanno gonfiando i costi: i kalashnikov vengono pagati 85 dollari e rivenduti a Tripoli per 136. "Su 64 milioni e 800mila dollari che i libici pagheranno, il 60 per cento andrà agli italiani". Ma i soldi non restano nelle loro tasche: "Non sono poi infondate le pretese dei libici di ottenere un prezzo della corruzione più elevato rispetto a quanto finora corrisposto", continua con un filo di ironia il pm. Gli oligarchi della Jamairhia sanno però che il loro potere va difeso. Nella primavera 2006 la rivolta islamica di Bengasi, nata come protesta contro la t-shirt del ministro Calderoli, li sorprende. Si teme anche per la salute di Gheddafi. Per questo chiedono con urgenza strumenti anti-sommossa: 250 mila pallottole di gomma, 750 lancia granate lacrimogene, scudi e corpetti protettivi.
Email a raffica Come si fa a trovare mezzo milione di mitragliatori? Basta scrivere una mail alla Norinco, il colosso cinese dove i compratori con buone referenze sono accolti sempre a braccia aperte. "Nessun problema, noi non andiamo in ferie: in tre mesi avrete i primi 100mila", rispondono al volo. Si trovano anche le società - a Malta e a Cipro - che secondo gli inquirenti servono ad aggirare i divieti della legge italiana. I libici però sono tutt'altro che sprovveduti: prima vogliono provare dei campioni della merce. Così Moretti e Bettinotti organizzano l'invio dalla Cina a Tripoli di 6 fucili d'assalto e 18 caricatori. Ma c'è un intoppo: nel documento di spedizione, i cinesi hanno indicato il nome di Bettinotti, vanificando la rete di copertura. C'è il rischio che l'affare salti. Tra le due sponde del Mediterraneo si cerca una soluzione. Che porta il nome di Khaled K. El Hamedi, presidente della grande holding libica Eng Holding. Secondo la procura questa holding "ha intermediato l'affare dei kalashnikov ". El Hamedi è un pezzo da novanta della nomenklatura libica. È cognato di uno dei figli di Gheddafi. In più, come ricostruisce a "L'espresso" una fonte che chiede l'anonimato "il padre è il generale Khweldi El Hamedi, il membro più rispettato del Consiglio del Comando della Rivoluzione: una personalità che ha ricoperto varie cariche nei ministeri della Difesa, dell'intelligence e dell'istruzione".
Mitra e diritti umani. La notte del 14 settembre 2006, Bettinotti invia un fax allo 00218214780777: è destinato alla Eng Holding, all'attenzione di Khaled El Hamedi, per trasmettere la bolla di spedizione dei kalashnikov "artefatta dal Bettinotti per evitare che si possa risalire a lui". Quel numero di fax corrisponde anche, come "L'espresso" è in grado di rivelare, a una importante Ong di cui Khaled El Hamedi è presidente: la "International organization for peace, care, and relief" (www.iopcr.org) di Tripoli. Un'organizzazione molto attiva nel soccorso alla popolazione palestinese, ma anche nell'assistenza agli immigrati che transitano per la Libia. Racconta a "L'espresso" una fonte autorevole che opera nel settore dei diritti umani: "È la più grande organizzazione libica attiva nel settore degli immigrati. Hanno accordi con l'Alto commissariato Onu per i rifugiati per consentire l'accesso al campo di detenzione di Misratah". Si tratta di una delle strutture dove finiscono anche i migranti respinti dal nuovo accordo Italia-Libia. "Loro sono gli unici che possono entrare in certe strutture. Ogni associazione che lavora nel settore dell'immigrazione deve passare da loro. Hanno lavorato anche con il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir)". Nel 2008 Savino Pezzotta, presidente del Cir, e Khaled El Hamedi si sono incontrati a Roma per firmare un accordo di collaborazione in difesa dei migranti.
Game over I sogni bellici degli impresari all'italiana si sono fermati al campionario di sei kalashnikov. Nel febbraio 2007 partono gli ordini d'arresto. Squarzolo, Moretti, Rossi e Bettinotti vengono catturati subito. Vittorio Dordi invece resta in Congo. Le entrature, come lui stesso dichiara, non gli mancano: "Il 16 agosto 2007 sono andato nell'ambasciata d'Italia e ho parlato con il console generale Edoardo Pucci, che è un mio conoscente da quattro anni, che veniva a casa mia a cena e io andavo pure a casa sua. L'ho messo al corrente della situazione". Poi - continua - è la volta dell'ambasciata americana dove parla "con il security officer della Cia". Ma la sua posizione ormai è compromessa. Nel settembre 2008 Dordi viene espulso dal Congo come persona non gradita e finisce agli arresti. L'udienza preliminare si è tenuta a giugno: in due hanno patteggiato una condanna a 4 anni. La Sfinge invece si prepara a respingere le accuse nel processo, forte dell'assistenza di Giulia Bongiorno, deputato del Pdl e presidente della Commissione giustizia. La migliore arma di difesa possibile.
(27 agosto 2009)