giovedì 15 settembre 2011

TESTIMONIANZA DI UN’ANIMA NEL PERCORSO DELLO YOGA


DAL CIELO ALLA TERRA

EUGENIO, FRATELLO MIO E FRATELLO NOSTRO!
IN TE VIVONO ED OPERANO L'AMORE E L'INSEGNAMENTO DEL GENIO SOLARE CRISTICO PARAMAHANSA YOGANANDA, ARCANGELO DI LUCE E MESSAGGERO DEL CRISTO-GESÙ. EGLI, IL MAESTRO YOGANANDA, VIVE ED OPERA NELLA DIMENSIONE ASTRALE, PREPARANDO INSIEME AGLI AVATAR DI LUCE LA GLORIA DI CRISTO NEL MONDO.
LA TUA UMILTÀ E CONOSCENZA ALLO STESSO TEMPO DONANO A NOI FORZA, ENERGIA E SCIENZA DELL'ANTICA E SOLARE SCUOLA DEI VEDA E DEGLI AVATAR DELLA CULLA SPIRITUALE DELLA MADRE TERRA.
GRAZIE FRATELLO IN CRISTO.
ALLE ANIME CHE LEGGERANNO LA TESTIMONIANZA DI EUGENIO POSSIAMO SOLO RIPETERE ANCORA UNA VOLTA!
LEGGETE! MEDITATE E DEDUCETE.


DAL CIELO ALLA TERRA

S. Elpidio a Mare (Italia)
10 settembre 2011. Ore 10:43
Giorgio Bongiovanni


TESTIMONIANZA DI UN’ANIMA NEL PERCORSO DELLO YOGA

Era la Pasqua del 2007 quando conobbi Giorgio Bongiovanni. Il mio lungo percorso di Yoga, tra meditazione, Bhakti Yoga, Kriya Yoga e Karma Yoga, allora mi custodiva in uno stato di grande pace interiore accompagnata da una gioia immensa; tuttavia, qualcosa mi mancava. Nel cuore sentivo un piccolo spazio ancora da colmare, avvertivo l’incompletezza del mio servizio a Dio. Nonostante il cammino interiore sul piano etico - morale, fisico, mentale e spirituale c’era in me la necessità di portarmi nell’azione al servizio di Dio: ma come fare? Finalmente il mio Maestro Paramahansa Yogananda mi prese per mano e mi condusse da una grande anima al servizio della Verità e dei valori Cristici senza compromessi, Giorgio Bongiovanni. Vidi allora le opere di quest’uomo e la sua profonda devozione al Signore nel vivere il Vangelo in modo pragmatico e coerente in ogni istante della vita, sia intima che pubblica; conobbi la sua azione sociale – la creazione della rivista Antimafia Duemila, l’aiuto concreto ai bambini africani prima e sudamericani poi attraverso la fondazione dell’associazione onlus Funima International – e dentro di me si generò un grande cambiamento. Giorgio Bongiovanni, stigmatizzato in modo permanente da 22 anni, sempre attivo nel servizio a Cristo in ogni ora della giornata, con ritmi impossibili per un essere umano, annullando se stesso con vera umiltà e amore verso i fratelli e volontà di servirli come messaggero di Cristo e non di essere servito.
L’opera di Giorgio Bongiovanni è mossa da un infinito amore verso il prossimo, un amore che, però, spesso non viene da tutti compreso perché assume anche la forma del fermo ammonimento e della denuncia verso quei fratelli che cadono nell’errore verso se stessi e verso il mondo. La sua lotta contro le ingiustizie, contro la mafia, contro ogni crimine, quindi, è una lotta d’amore il cui scopo è trasformare una realtà di guerra, disuguaglianza, malessere, inquinamento e morte in una nuova realtà di pace, uguaglianza, benessere e bellezza. Ho anche visto come egli esercita praticamente e costantemente il distacco dalle cose materiali e ho ascoltato le Verità universali nascoste che emergevano dalle sue parole nonché dalle sue azioni; ho udito i consigli pratici che aiutano nell’ascesa verso la Realizzazione del Sé accompagnati dalla sua coerenza nelle cose della quotidianità. Il senso del suo messaggio è la ricerca del Regno di Dio nel cuore che si manifesta nell’altruismo, nell’equità, nella solidarietà e nella sete di Giustizia … (“Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua Giustizia; il resto vi verrà dato in aggiunta” - Matteo 6,33).

Durante l’ultima conferenza tenutasi a Floridia il 4 settembre 2011, qualcuno ha chiesto a Giorgio Bongiovanni: “Ma cosa c’entri tu con lo Yoga?”. Pratico e insegno l’Ashtanga Yoga da anni e sento di poter portare la mia testimonianza a riguardo. L’Ashtanga Yoga, etimologicamente “lo yoga degli otto stadi o membra (anga)”, non è, come alcuni credono, un altro ramo dello yoga né una singola disciplina, ma è lo yoga stesso, la millenaria disciplina tramandataci dal maestro Patanjali, un percorso interiore individuale che porta ogni essere al suo completamento umano e spirituale, attraverso la presa di coscienza del divino che è in lui e l’unione con l’unico Dio (“Voi siete dei…” – Giovanni 10,34); è un coraggioso percorso di chiarezza interiore il cui presupposto è mettersi a nudo con umiltà prima di tutto davanti a se stessi.
Gli otto passi descritti nei testi sacri sono i seguenti:
1 -YAMA, il primo gradino, non perché di minore importanza, ma perché base imprescindibile di tutto: i principi etici della non violenza fisica e mentale verso di sé e verso gli altri; l’altruismo; la verità, cioè il rifiuto della menzogna e della falsità anche a costo di essere scomodi e non graditi agli altri; la castità, non solo intesa come astinenza sessuale, ma anche come vita sessuale disciplinata che, anziché privarci di energia vitale la rafforza e l’amplifica lasciandoci in uno stato di pienezza ed unione con l’altro; liberarsi da ogni attaccamento cioè dall’istinto del desiderio e del possesso materiale, emotivo ed intellettuale che ci intrappolano nel ciclo karmico delle reincarnazioni.
2 -NIYAMA: purezza e pulizia del corpo, dei pensieri, dell’ambiente circostante e delle persone di cui ci circondiamo; coltivare la capacità di accontentarsi e la contentezza, un valido aiuto contro il desiderio, l‘ira, l’invidia, la cupidigia e l’ambizione; l’autodisciplina e l’austerità che presuppongono la volontà di purificare mente e corpo; lo studio del sé; infine, la devozione a Dio che ci permette di trascendere noi stessi. Niyama è quindi un codice comportamentale che forgia il comportamento dell’individuo, allontana l’inerzia con una corrente positiva che genera disciplina e perseveranza.
3 -ASANA: le asana sono posizioni statiche eseguite nel respiro che aiutano a generare energia, distribuirla nel corpo e conservarla, permettendo così di riattivare punti energetici bloccati da tempo e quindi guarire diverse patologie. Consapevolezza, riflessione, concentrazione, immobilità, l‘asoltarsi devono accompagnare sempre ogni movimento cosicché i benefici si riflettono dal corpo fisico a quello animico.
I successivi cinque stadi sono:
4- PRANAYAMA, cioè il controllo della respirazione e del flusso vitale;
5 - PRATYAHARA, la ritrazione dei sensi dagli oggetti sensibili;
6- DHARANA, la concentrazione;
7- DHYANA, la meditazione;
8- SAMADHI, l’unione con Dio, l’estasi mistica.

Come ci insegna l’antica pratica, quindi, prima di arrivare alle posizioni dell’Hatha Yoga e, ancora oltre, alla meditazione, è necessario essere nella Verità con le intenzioni ed i fatti e ciò implica avere il coraggio della denuncia per non essere complici di valori nefasti che infangano l’Unione con Dio. La meditazione non consiste solo nell’isolarsi per ottenere pace, calma e serenità; molti, che rimangono nella razionalità, non ne comprendono il vero significato e rimangono in uno stato che è solo una panacea di gioia e pace personali. Le grandi prove della vita, però, mettono in discussione questo stato di isolamento egoistico e tutto cade. Questo avviene perché la meditazione non è solo un’esperienza in cui, stando seduti, si cerca di annullare la mente e sperimentare la nostra essenza divina, ma è anche meditazione attiva cioè lo stato d’essere portato nell’azione e nella piena consapevolezza di servire Dio. Essa è uno stato di equilibrio, ascolto, consapevolezza e centratura portate nella vita quotidiana, ogni attimo; è il mezzo che accresce la chiarezza, la forza di volontà, la concentrazione, il coraggio e l’energia che vanno poi a manifestarsi nell’azione a favore del prossimo, in difesa degli innocenti, del Pianeta, a sostegno dei Giusti di tutti i campi civile, scientifico e sociale che operano emarginati o ostacolati perché si oppongono al sistema, dei giovani che tentano di denunciare e mettere la faccia contro l’ingiustizia fino a sacrificare la propria vita. La preghiera, allo stesso modo, va anche manifestata nell’azione, non solo recitata (“Non chi dice “Signore, Signore!” entrerà nel Regno, ma colui che farà la volontà del Padre mio che è nei Cieli” - Matteo: 7,21-23). È questo che i grandi Maestri ci hanno insegnato: benché essi avessero già raggiunto l’Unione con Dio e l’avessero pienamente sperimentata nello stato di Samadhi cosciente, si sono incarnati su questa Terra per portare all’uomo l’esempio, un messaggio: l’Anima si purifica e si fortifica per prepararsi a scendere nel mondo ed operare concretamente a favore dei valori dello Spirito, la Giustizia, l’Amore, la Verità con senso di sacrificio e gioia. Nella Bhagavadgītā Krishna non dice “pratica sei ore al dì”, ma dice di essere nello Yoga, di stare seduti nello Yoga e poi combattere, cioè agire! Essere nello Yoga significa partire dal singolo per espandere la propria coscienza individuale nella coscienza collettiva poiché l’evoluzione individuale aiuta l’evoluzione della collettività: utilizzando la vita come mezzo per portare un cambio di coscienza attraverso l’educazione, la famiglia, il lavoro, l’uomo diventa uno Yogi continuo che porta la disciplina dovunque vada. Durante l’ultimo convegno internazionale organizzato ad Assisi ad aprile 2011 dalla Federazione Italiana Yoga, il dottor Ananda Reddy, direttore del Centro di Ricerche Sri Aurobindo di Pondicherry, ha testimoniato che molti degli asceti indiani che, dopo anni di rinuncia al mondo e di pratica costante di Yoga e meditazione, scendono dalle montagne dell’Himalaya per portare il loro insegnamento, sperimentano uno stato di frustrazione e sofferenza causato dall’impatto con la nostra società e il nostro stile di vita; non aver sperimentato la dualità porta persino alcuni di loro al tracollo fisico e psicologico.
Quanti devoti e praticanti yoga siamo nel mondo! Quanti si annullano completamente per servire Cristo? Quanti maestri siamo nel mondo ad insegnare teoricamente questi precetti? Tanti. E chi ne mette in pratica alcuni? Pochi. E chi li mette in pratica tutti?
Ora che conosco personalmente Giorgio Bongiovanni e l’ho frequentato per anni, alla domanda che gli è stata rivolta durante la conferenza “Cosa c’entri tu con lo Yoga?”, rispondo: ”Giorgio, tu c’entri eccome con lo Yoga, perché lo metti in pratica ogni attimo!” Anche se Giorgio non pratica lo Yoga tradizionale, da maestro di Yoga posso testimoniare che ho visto Giorgio Bongiovanni mettere in pratica gli otto passi descritti da Patanjali, sino al Samadhi: lo vedo praticare ogni giorno, fino a dare la vita, additando i malvagi con la lucerna del cuore sempre accesa e le mani ben salde sull’aratro, nell’annunciare la venuta dell’Amato Cristo con i suo angeli e prepararGli una strada di Amore e Giustizia. Come lui, anche chi lo accompagna, tra cui tanti giovani che consapevolmente hanno scelto di dare la vita nel servire l’opera, sono come grandi guerrieri di Luce, sempre desti e pronti.



È così, grazie a quest’incontro, che la mia vita di uomo e di insegnante di Yoga è cambiata ed oggi, insieme alla mia compagna Licia e ai nostri due bambini, siamo felici e anche noi abbiamo scelto di abbracciare l’opera dedicando ad essa tutta la nostra vita e percorrere la strada che Giorgio Bongiovanni, questa grande anima, ha tracciato.


Con devozione e amore, mi inchino a tutti voi

Eugenio Riganello (Arca Adonay, Crotone).
9 settembre 2011

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