mercoledì 17 novembre 2010

PERICOLOSE SVOLTE E SCIVOLI CATASTROFICI NELLA POLITICA MONDIALE

DAL CIELO ALLA TERRA


COMUNICATO IMPORTANTE:

SI PREGA DIVULGAZIONE MASSIVA A TUTTI I MEZZI DI COMUNICAZIONE E A TUTTE LE AUTORITÀ
COMPETENTI. AI FRATELLI SPIRITUALI DI TUTTE LE ARCHE DEL MONDO.

PERICOLOSE SVOLTE E SCIVOLI CATASTROFICI NELLA POLITICA MONDIALE

SONO SETUN SHENAR ASCOLTATEMI:
LA CRISI ECONOMICO-FINANZIARIA SCATENATA DAGLI STATI UNITI D'AMERICA E DALL'EGOISMO DEGLI STATI ECONOMICAMENTE AVANZATI FARÀ SCIVOLARE INESORABILMENTE IL VOSTRO MONDO VERSO UNA GUERRA MONDIALE TOTALE CON PROBABILI BOMBARDAMENTI NUCLEARI.
NOI, “ALIENI”, ABBIAMO REGISTRATO DISCORSI NEFASTI E DELIRANTI DURANTE LE ULTIME RIUNIONI SEGRETE TRA PERSONAGGI LEGATI ALLE SUPER POTENZE ECONOMICHE (MULTINAZIONALI, ORGANIZZAZIONI CRIMINALI, ECC. ECC.) E GENERALI COMANDANTI DELLE FORZE STRATEGICHE MILITARI APPARTENENTI A SUPER POTENZE OCCIDENTALI E SUPER POTENZE ORIENTALI IN CONTRASTO TRA LORO.
È PROBABILE, MA NON CERTO, CHE DURANTE L'ANNO 2011 DEL VOSTRO TEMPO SCOPPI LA SCINTILLA DIABOLICA CON L'ATTACCO DI ISRAELE ALLO STATO ISLAMICO DELL'IRAN. QUESTO SAREBBE IL SEGNO DELL'INIZIO DELL'ARMAGHEDON PROFETIZZATO DALL'APOSTOLO GIOVANNI NEL LIBRO DELL'APOCALISSE. NOI EXTRATERRESTRI CERCHEREMO DI CONTRASTARE QUESTI PROGETTI DI GUERRA CON LA MANIFESTAZIONE FISICA DELLE NOSTRE ASTRONAVI NEI CIELI DI TUTTO IL MONDO ED IN PARTICOLARE DEL CONTINENTE EUROPEO, UNICO BLOCCO POLITICO IN GRADO DI EVITARE UN GENOCIDIO IMMANE E AUTODISTRUTTIVO DELL'UMANITÀ, CIÒ LO PONIAMO IN ESSERE ANCHE E SOPRATTUTTO PER RISVEGLIARE LE ANIME E CERCARE DI PROIETTARE LE STESSE NEL CAMMINO CHE CONDUCE ALL'INCONTRO CON IL CALICE VIVENTE DELLA COMUNIONE CRISTICA. DI PIÙ, PER IL MOMENTO, NON POSSIAMO FARE.
SAPPIAMO BENISSIMO CHE QUESTE PREVISIONI SUSCITANO NEI VOSTRI CUORI TRISTEZZA, AMAREZZA, DELUSIONE E PAURA. PER TALE RAGIONE DESIDERIAMO RICORDARE A TUTTI COLORO CHE LEGGERANNO QUESTO MESSAGGIO CHE GLI ESSERI COSMICI DAI QUALI NOI DIPENDIAMO E CHE RISPETTIAMO DEVOTAMENTE, CI HANNO PREGATO DI ANNUNCIARE ANCORA UNA VOLTA CHE IL MAESTRO GESÙ CRISTO, IL MESSIA, FIGLIO DEL DIO VIVENTE, SI MANIFESTERÀ PROSSIMAMENTE A TUTTO IL VOSTRO MONDO, CHE LA SALVEZZA DEI GIUSTI E DEI PURI È CERTA, CHE UN NUOVO REGNO DI PACE SARÀ STABILITO SULLA TERRA, ED INFINE, CHE LE FORZE DEL MALE SARANNO DEFINITIVAMENTE ANNIENTATE.
IL PIANETA TERRA SARÀ FELICE E PURIFICATO DALLA PULA DEL MALE.
QUESTO VI DICIAMO PER LA GIOIA E LA CONSOLAZIONE DEI GIUSTI.
AFFIDIAMO LA DIVULGAZIONE DI QUESTO MESSAGGIO AL NOSTRO FRATELLO STIGMATIZZATO.
PACE SULLA TERRA!

SETUN SHENAR E I FRATELLI DELLA LUCE SALUTANO.
S. Elpidio a Mare (Italia)
16 Novembre 2010. Ore 11:19
Giorgio Bongiovanni
Stigmatizzato.

Il mondo in bilico
Di Francesco Guerrera

Volare dall’America all’Europa in questi giorni è come essere sospesi sopra l’asse della paura. Quando sono partito da New York sabato sera, le prime pagine urlavano i «fallimenti» di Obama al G20 a Seul.
Gli opinionisti invece ruminavano sul declino dello strapotere Usa. Il continente che ho raggiunto poche ore dopo era in preda a ben altre convulsioni: la crisi economica irlandese e il rischio di contagio per altri Paesi di costituzione non proprio sanissima come la Spagna, il Portogallo e l’Italia. Il mondo non è più piatto, come disse Thomas Friedman nel suo bestseller di cinque anni fa. Il mondo della fine dell’anno 2010 è in bilico, spinto sull’orlo del baratro da un malessere economico che lega il vecchio e il nuovo continente. Le paure dell’America e dell’Europa sono simili - due blocchi commerciali che hanno vissuto al di sopra dei propri mezzi per anni (gli americani spendaccioni e gli europei assuefatti a sussidi statali) e che ora devono tirare la cinghia.
Ma l’America ha un problema in più: non è più in grado di dettare legge in materia economica e finanziaria ai suoi interlocutori sia ad Est che a Ovest. Il summit coreano è stata una dimostrazione d’impotenza per Obama e il segretario del Tesoro Tim Geithner, che sembra sempre più destinato a raggiungere milioni di americani sulle liste dei disoccupati. Più la Casa Bianca ha provato a spingere la Cina e l’Europa verso politiche che avrebbero aiutato la ripresa americana, più si è sentita dire di no da governi che non vogliono essere vassalli economici degli Usa. Quando il tandem Obama-Geithner ha chiesto alla Cina per l’ennesima volta, di rivalutare lo yuan, la risposta di Pechino è stata accusare Washington d’ipocrisia. Con che coraggio può il governo statunitense chiedere ai cinesi di smettere di intervenire per frenare l’apprezzamento della divisa quando la Federal Reserve sta spendendo 600 miliardi di dollari in misure che indeboliranno il dollaro? Un fedele alleato come la Germania ha rifiutato la proposta di Geithner per un limite sugli attivi della bilancia commerciale pari al 4 per cento del prodotto interno lordo di ogni nazione. E persino la Corea – che dipende da migliaia di soldati americani per proteggersi dalla dittatura brutale del Nord – ha usato un disaccordo sulle importazioni di manzo come pretesto per negare ad Obama la piccola vittoria di un patto sul libero scambio commerciale con gli Stati Uniti.
A Seul, Obama è stato sconfitto persino sulle bistecche. In altri tempi, proposte Usa per patti commerciali e per un armistizio nella guerra tra esportatori di beni e capitali come la Germania e la Cina e importatori come l’America e gran parte dell’Europa, sarebbero state approvate dagli sherpa ben prima del summit. Ma questi non sono altri tempi. Questi sono tempi in cui l’economia mondiale non si è ancora ripresa da un terremoto finanziario il cui epicentro non è stato nei Paesi in via di sviluppo, e nemmeno nella sconquassata, gaudente, Europa, ma nei condomini con piscina della Florida e del Nevada.
Nel mondo del dopo crisi, quando il Presidente americano fa la voce grossa, gli interlocutori non abbassano più lo sguardo ma anzi, gli rispondono che l’austerità economica deve iniziare da Washington.
Per quanto ne dicano i repubblicani – che parlano degli errori tattici di un Presidente spaesato e di un ministro delle Finanze inesperto – il problema di Obama e Geithner è di natura storica. L’implosione del sistema economico americano, evidenziata sia dalla crisi subprime sia dall’enorme deficit pubblico, ha neutralizzato il potere di persuasione dei governanti americani sulla scena internazionale. Per i superpoteri del gigante americano, l’anemia dell’economia domestica e lo stato pietoso delle finanze statali americane sono come la criptonite. Quando la Cina, la Germania e la Corea - ma anche la Francia e i Paesi emergenti dell’Asia – respingono le proposte americane non lo fanno (solo) per ripicca. Pechino e Berlino hanno buon gioco a scartare i piani made in Usa perché vi possono opporre un sistema di crescita economica che funziona, almeno per il momento. Perché smettere di tenere lo yuan artificialmente basso quando l’economia cinese cresce? Per avvicinarsi al «sogno americano» di un Paese sul filo della recessione e un cittadino su dieci senza lavoro? Obama e i suoi hanno ragione quando sostengono che il divario finanziario tra Paesi che esportano e prestano capitale e Paesi che importano e si indebitano non è sostenibile. La «guerra delle monete» delle ultime settimane è il sintomo di un malessere che potrebbe diventare più generale e diffuso nei mercati.
E il ritorno di fiamma del «carry trade», con investitori che prendono prestiti in Paesi a tassi bassi come l’America per investirli in economie e monete ad alta crescita tipo Cina e Brasile, è destinato a creare bolle inflazionistiche a lungo termine. Ma, per dirla con il grande economista John Maynard Keynes, «nel lungo termine saremo tutti morti», ovvero: quando i problemi sono gravi ed attuali è difficile pensare alle conseguenze delle soluzioni per generazioni future.
Forse la crisi irlandese sposterà l’attenzione dei mercati e dei media sull’Europa, lasciando gli Stati Uniti a ponderare il futuro della loro economia in pace. Ma gli uomini del Presidente con cui ho parlato non sperano nelle miserie altrui. Se c’è una «silver lining» – la proverbiale «striscia d’argento» che gli anglosassoni trovano in ogni nuvola nera – nella débâcle di Seul è che l’amministrazione americana potrebbe reagire agli schiaffi degli alleati con nuovo vigore. Dopo la sconfitta dei democratici nelle elezioni di mid-term e il fiasco del G20, Obama ha poco da perdere ed un’elezione da vincere a meno di due anni di distanza. Nell’ala Ovest della Casa Bianca, i suoi consiglieri parlano già di un nuovo programma con misure di stimolo per aiutare l’economia accompagnate da riforme strutturali, soprattutto tasse e pensioni, per ridurre il deficit. Spendere per stimolare la crescita e risparmiare per tornare in bilancio sono due obiettivi opposti e fino a quando non vedremo i dettagli del programma sarà difficile giudicare se il governo Obama può ottenerli entrambi.
Ma almeno il Presidente che ha fatto storia promettendo un cambiamento radicale nella politica americana sembra finalmente convinto che non fare nulla porti solo a sconfitte sulle bistecche.

* Caporedattore finanziario del Financial Times a New York
Francesco.guerrera@ft.com
16 novembre 2010 – La Stampa.it


Un’ondata di dollari travolge l’economia mondiale

La Federal Reserve americana stampa centinaia di miliardi di dollari e l’Europa si preoccupa.
Le parole sono importanti, soprattutto quando a pronunciarle sono i banchieri centrali. La Federal Reserve americana ha deciso mercoledì di dare via alla seconda ondata di “quantitative easing”. Un’espressione all'apparenza freddamente scientifica che nasconde l’ultima mossa disperata dell’establishment americano: la Fed comprerà i titoli del debito pubblico americano semplicemente stampando denaro. Gli Stati Uniti potranno così mantenere il rapporto deficit/Pil al 13 per cento (superiore a quello della Grecia) e confidando nel fatto di potersi comunque indebitare a bassi tassi attraverso l’emissione di obbligazioni. Perché ci sarà sempre la Fed a comprare. Non viene creata ricchezza con la produzione industriale, con l’edilizia o la fornitura di servizi. Si crea solo moneta per   comprare debito.
La Federal Reserve aveva già acquistato 1.700 miliardi di dollari in titoli immettendo nel sistema altrettanta liquidità  e si appresta ora a comprarne altri 600 miliardi. In meno di tre anni si è stampato denaro per un ammontare superiore al Pil dell’Italia del 2010. Una creazione di moneta che non ha precedenti nella storia, una misura “unconventional” come dice il presidente della Fed Ben Bernanke. Cioè che non è mai stata testata e i cui effetti sono da verificare.
PER ORA la stampa eccessiva di biglietti verdi ha già portato il dollaro ai minimi rispetto alle altre valute compreso l’euro. La Corea del Sud si appresta a seguire Thailandia e Brasile nell’introduzione di misure che contengano il forte afflusso di moneta americana verso il proprio paese che provoca una valorizzazione eccessiva delle monete nazionali. I Paesi emergenti sono in subbuglio. Nella prima intervista   pubblica la neoeletta presidentessa brasiliana Dilma Rousseff ha detto “non possiamo pensare che gli Stati Uniti facciano pagare i loro problemi a tutto il mondo attraverso la svalutazione del   dollaro”. Il prossimo G20 a Seul si annuncia tempestoso preludio di un ritorno a misure protezionistiche dagli esiti imprevedibili. L’Europa per il momento tace. Gli economisti tedeschi e inglesi sono molto più preoccupati dell’inflazione che questa massa di denaro può provocare piuttosto che dell'impatto immediato sui tassi di cambio.
LA GERMANIA e l’Inghilterra hanno inaugurato l’era dell’austerità estrema: hanno la (fondata) paura che questa massa incredibile di cartamoneta che si sta riversando   nell’economia mondiale causi uno tsunami finanziario senza precedenti che potrebbe scuote dalle fondamenta la fiducia non solo nei governi ma nel concetto stesso di denaro. I tedeschi vogliono quindi far passare a Bruxelles il principio che se un Paese chiede un aiuto finanziario, i detentori dei titoli obbligazionari di quel Paese “devono sopportare un sacrificio”. I ben informati dicono che il riferimento alla Grecia è fin troppo esplicito: tutti sanno che nei prossimi tre anni il governo di Atene sarà costretto a ristrutturare il proprio   debito e la Germania non intende offrire una garanzia in bianco ai creditori. Inutile dire che nel giro di poche ore i titoli di Stato greci hanno perso il 20 per cento del loro valore, ricacciando quella nazione nella quasi certezza del declino finanziario finale. L’Irlanda non gode di una salute molto migliore e deve pagare ai propri creditori un tasso quattro volte maggiore di quello tedesco, seguita a ruota dal Portogallo. Fino a quando questa situazione sarà sostenibile?
I più pessimisti ritengono che fra poco più di un anno   si vedranno gli effetti di queste politiche monetarie pericolose e ci troveremo (di nuovo) al centro della tempesta perfetta: crisi della fiducia negli stati, crisi della moneta, inflazione alle stelle. Non sappiamo se questo succederà davvero, ma il semplice rischio della catastrofe dovrebbe essere sufficiente per osservare più attentamente le politiche economiche di tedeschi e inglesi che stanno prendendo la situazione molto sul serio.
L’ITALIA È FERMA alla manovra finanziaria di luglio che appare sempre più insufficiente e inadeguata a fronteggiare i rischi. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, per ora, sembra non poter fare altro che arginare le richieste di spesa che gli arrivano dai colleghi di governi. Ma non riesce a delineare un piano strutturale che metta definitivamente al sicuro i nostri conti pubblici   e ci preservi dai “rischi fatali”, per citare un suo pamphlet di qualche anno fa, della globalizzazione economica e finanziaria.  
Di Superbonus.
IL FATTO QUOTIDIANO 5 NOVEMBRE 2010


USA: pratiche di fallimento
di Giulietto Chiesa – 6 novembre 2010

La notizia del giorno, che non avete trovato sulle prime pagine dei giornali, è questa: gli Stati Uniti d'America hanno iniziato le pratiche di fallimento.
Senza dirlo esplicitamente, ma si capisce lo stesso.
Come? La Federal Reserve, cioè la Banca Centrale americana, annuncia l'"acquisto" di 600 miliardi di $. Lo chiamano acquisto (purchase) in termine tecnico, ma si deve leggere "stampa". Altri 350-500 miliardi di dollari verranno prelevati dal debito che la Fed ha già acquisito, proveniente dai derivati tossici dei mutui facili, e "investiti". Leggi immessi sul mercato.
Totale: all'incirca 1000 miliardi di carta, semplice carta, che la Banca Centrale USA stampa per comprare i titoli del debito pubblico americano. La mano sinistra eroga i soldi alla mano destra.
Se, a questi, si aggiungono (e occorre farlo, perchè sono a bilancio) i circa 800 miliardi già stampati per salvare le banche americane dal tracollo, si arriva a un trilione e 800 miliardi di dollari.
Una creazione di moneta che non ha precedenti nella storia di tutti i tempi.
Perchè lo fanno? Bastino alcune cifre. Nel 2007 la Cina comprava circa la metà (esattamente il 47%) delle nuove emissioni di cedole americane. Nel 2008, in piena crisi finanziaria, la Cina aveva ridotto della metà, al 20% circa. L'anno scorso gli acquisti cinesi si sono drasticamente quasi azzerati. Eravamo al 5%.
In queste condizioni non c'è più modo per pareggiare la bilancia commerciale degli Stati Uniti.
Con un debito di queste dimensioni bisogna inoltre mettere a bilancio 300 miliardi di interessi annui da pagare. Come? Non lo sa nessuno.
Non resta che fare ricorso al gioco delle tre tavolette, e puntare la pistola alla tempia del resto del mondo. La neo presidente del Brasile, Dilma Rousseff, ha subito reagito accusando gli USA di far pagare la propria crisi a tutti gli altri. L'effetto primo sarà infatti una ulteriore svalutazione del dollaro. Ma la situazione è molto più grave di una, per quanto pesante, impennata inflattiva mondiale. Questi sono i sintomi di una gigantesca perturbazione in arrivo. Il fisico Guido Cosenza, in un suo aureo libretto intitolato "Il nemico insidioso", definisce come "transizione di fase" sul piano economico-sociale, una situazione come questa, simile al passaggio dell'acqua dallo stato liquido a quello gassoso. Processo che noi conosciamo con il nome di ebollizione.
Stiamo cominciando a bollire. Il che significa, appunto in termini economici e sociali, l'inizio del collasso.
A quelli che annunciavano l'imminente fine della crisi, la ripresa economica, una nuova crescita del PIL, va ora ricordato che mentivano, probabilmente per stupidità.
Quelli che ci hanno creduto o non se ne sono accorti si dovrà avvertirli affinchè si preparino a una decrescita ravvicinata e, quindi, drammatica.
Quando Larry Summers (uno dei principali bancarottieri intellettuali e pratici del pianeta) fu chiamato da Barack Obama per entrare nel suo governo, disse (bancarottiere ma non stupido): "Quanto tempo il maggior debitore del mondo potrà continuare a essere la massima potenza?"
E l'America, ex impero che non lo sa ancora, mandando a quel paese Obama, dimostra che non intende rinunciare alla sua posizione dominante. Un bel guaio per tutti, perchè l'America non può più imporre la sua volontà, proprio in quanto non è più un impero. Questo dice che loro sono in bancarotta e noi tutti siamo nei guai, e fino a che la lasceremo fare, ne pagheremo le conseguenze.
http://www.megachipdue.info/tematiche/kill-pil/4983-usa-pratiche-di-fallimento.html

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