domenica 14 novembre 2010

CRONACHE DALL'ISOLA DELLA GALILEA DEI GENTILI


DAL CIELO ALLA TERRA


CRONACHE DALL'ISOLA DELLA GALILEA DEI GENTILI (2)


Pioggia che scende sull'asfalto. Pioggia che lava via la sabbia desertica di questa città. Acqua che lava il sangue versato dai martiri caduti in questa terra. Palermo.

Sotto un cielo grigio Palermo ci accoglie in tutta la sua struggente bellezza e violenza. Ed è come se non fossimo mai partiti. In questi dieci anni mille volte abbiamo percorso chilometri e chilometri su strade spaccate, a strapiombo su un mare infinito. Mille volte siamo venuti in questa terra splendida e martoriata. E sempre siamo ritornati a casa. Ma la consapevolezza che a un certo punto della storia questo eterno peregrinare si sarebbe fermato un istante ha sempre pulsato dentro noi stessi. La percezione che quel momento stia arrivando affonda ora le sue radici nel terreno fecondo di quest'ultimo viaggio.
I passi stanchi ma potenti di un uomo segnato da Cristo giungono davanti al cancello del palazzo di giustizia di Palermo. Giorgio osserva in silenzio le mura di questa fortezza. Lentamente si incammina verso l'ingresso con l'apprensione e la serenità dei giusti. L'androne del palazzo è deserto. Saliamo al secondo piano nel silenzio assoluto. L'incontro con un giudice palermitano che tra i primi ha sostenuto il nostro lavoro è previsto dopo qualche minuto. Ripenso alla prima telefonata avuta con il magistrato quando ancora non era uscito il primo numero di Antimafia Duemila. Ricordo la sua attenzione nell'ascoltare il progetto editoriale di un gruppo di amici capitanati da un siciliano determinato a dare il proprio contributo nella lotta alla mafia. E rammento anche il costante ringraziamento del magistrato per il nostro lavoro negli anni a venire. Poco dopo, circondato dai suoi agenti di scorta, arriva il magistrato siciliano, ci abbracciamo ed entriamo nel suo ufficio. La mole imponente di lavoro che letteralmente lo sovrasta non gli impedisce di dedicarci del tempo. Sono giornate molto frenetiche per i processi in corso e per i costanti attacchi delegittimanti da parte del governo contro la magistratura italiana.
Il prossimo 20 novembre a Palermo, Milano, Firenze e Roma sono infatti previste diverse manifestazioni in sostegno di Antonino Di Matteo organizzate dal fratello del giudice Borsellino, Salvatore Borsellino e dal movimento delle Scorte Civiche. La solidarietà popolare nei suoi confronti è nata dopo gli attacchi politici che quest'ultimo ha ricevuto a seguito delle sue dichiarazioni in difesa dei magistrati bersagliati da un sistema politico colluso che non tollera le inchieste sulla trattativa mafia-Stato. Il momento storico è tra i più delicati per i giudici come lui che paradossalmente finiscono per essere isolati anche da molti loro colleghi.
Una volta entrarti nell'ufficio del giudice Giorgio gli esprime tutto il nostro appoggio incondizionato e gli annuncia il progetto di trasferirsi a Palermo. Il magistrato manifesta immediatamente la sua felicità per la notizia ricevuta. Giorgio gli esterna quindi il sostegno che intendiamo dare, ancora di più di prima, a magistrati come lui, contro quella solitudine che da sempre è riservata ai veri servitori dello Stato. «Dio vuole che io venga a Palermo... - afferma con fermezza Giorgio mentre il giudice lo osserva attentamente – qui la redazione di Antimafia potrà essere più presente e operante di come lo siamo stati in questi anni stando lontani. E qui io porterò anche il messaggio spirituale che è un tutt'uno con la mia vita ed il mio impegno sociale, per ridare la speranza ai giovani, per denunciare le ingiustizie, anche perché la Chiesa è scomparsa!». «Io vedo che gli attacchi vissuti da Falcone e Borsellino – sottolinea Giorgio con forza – si stanno ripetendo su di te e sugli altri magistrati che vogliono fare luce sulle stragi del '92, ma questa volta impediremo con tutte le nostre forze che possano verificarsi nuove tragedie!» La profonda riconoscenza del magistrato traspare dal suo sguardo e dalle parole di ringraziamento che rivolge a Giorgio prima di salutarci.
Usciamo dal suo ufficio con un sentimento di emozione e di infinita gratitudine nei confronti di un uomo che, nonostante tutto, si ostina a cercare Verità e Giustizia per un Paese che invece dimentica in fretta le colpe dei propri crimini. Di seguito ci incontriamo con un altro giudice di punta della procura di Palermo. Anche a lui Giorgio anticipa l'intenzione di trasferirsi a Palermo. Con molta semplicità e altrettanta profondità il magistrato sottolinea a Giorgio la sua felicità di poter proseguire questo percorso insieme. Giorgio gli spiega più approfonditamente il progetto di stabilire una parte della redazione di Antimafia Duemila e di realizzare anche in Sicilia l'attività spirituale legata al messaggio che porta ormai da 21 anni, il giudice lo ascolta con grande attenzione manifestando segni di approvazione, anche quando Giorgio afferma che il suo impegno spirituale va a coprire «l'assenza» della Chiesa. «So bene che venendo qui – sottolinea Giorgio – potrò essere bersaglio di attacchi personali mirati a delegittimare la mia persona per colpire il lavoro che svolgo, ma l'affronterò come ho sempre affrontato le difficoltà nella mia vita». Il magistrato gli trasmette tutta la sua comprensione in quanto vive sulla propria pelle il significato di finire nel mirino dei detrattori. E sa anche quali sono i possibili rischi di simili sovraesposizioni. Passa una mezzora circa dopodichè il giudice ci saluta con lo stesso sorriso con il quale ci ha accolto all'inizio. Ci avviamo verso l'ingresso principale in totale silenzio, percepisco l'emozione di Giorgio per il profondo significato del momento vissuto e per ciò che rappresenta nel nostro futuro.
Usciamo dal palazzo di giustizia mentre un cielo plumbeo avvolge i tetti di questa metropoli sfregiata dalla brutalità e in attesa di riscatto. Giorgio è assorto, attorno a noi il traffico impazzito continua imperterrito il suo delirio.
Il tempo di scendere definitivamente in campo per sostenere i giusti nella battaglia contro il male è questo. Il grido di dolore di tutte le vittime della violenza mafiosa si unisce in una richiesta di Giustizia e Verità. L'uomo segnato da Cristo raccoglie quel grido, con una mano se lo porta al petto. Lo assorbe. Il suo corpo viene scosso da un fremito. Le prove che cercano di sfiancarlo e di impedirgli di iniziare questo determinante capitolo della sua e della nostra vita non accennano a diminuire. Ma il suo spirito è fermo. Inattaccabile. Sapeva da tempo che quel momento sarebbe arrivato.

Lorenzo Baldo
Palermo 10 novembre 2010

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